Il prodigio dell’arte teatrale: l’esaltazione della libertà dell’io dalle gabbie del conformismo
Ho pubblicato una decina di opere teatrali, talune rappresentate ,non ho recitato, a causa della malattia virale, per due anni ho interrotto le rappresentazioni. Ora la presentazione del mio libro (Ho vissuto la vita-Ho vissuto la morte, Armando Editore),organizzata dall’Associazione Il Cibo & l’Arte, di Loredana Paolesse( Basilica di San Crisogono, Piazza Sonnino, Roma, oltre la relazione di Giuseppe Sanzotta bisognerà di attori. Perchè il volume contiene testi teatrali e poesie ondeggianti tra vita e morte. Di nuovo il teatro! Due attori. Riccardo Moccia lo conosco da anni, ha recitato miei testi con sue disposizioni personali, e Simone Paccariè, nuovo incontro. Prove. Strabiliante, strabiliante la differenza che ho sempre sottolineato giacché costituisce l’essenza della civiltà tra comunicazione ed espressione. Se Riccardo Moccia e Simone Paccari leggessero con andamento comunicativo la poesia perderebbe totalmente significato. Qualsiasi poesia , anche la più lirica, la più variata, la più discontinua nella musicalità. Tempestosa,quieta,distensiva, narrativa , a singhiozzo, a rottami, come che sia. I versi dovrebbero imporre il suono e l’andamento ma se non lo si percepisce e si è informativi comunucativi: quasi che la poesia fosse una diramazione di notizie personali:
Il teatro, la parola poetica, l’arte
“Oggi sono infelice”; “oggi sono felice”; “il sole è imprigionato dalle nuvole”, dette così, tanto per dire con gli “a capo”, perfino le battaglie dell’Iliade diventerebbero un tiramisu pannoso: essendo l’attore ormai assuefatto condiscendente alla composizione odierna: comiunicatica informazionale: “Oggi sono andato per via del Tritone/a piedi”. Siccome “ a piedi” costituise un “ a capo” quella informazione diventa verso e da verso diventa poesia! L’attore non distingue , non cadenze, non essenzialità, non mutamento di ritmi, non stati d’animo variati, non mutamenti in corsa, sterzature, ma informazioni allungate o brevi, tanti “ a capo”, e fine.
L’uomo al centro
Esprime, il prodigio dell’arte, l’espressione, ben altro che la comunicazione. Pagina per pagina ,parola con parola ,sillaba con sillaba, il fenomeno espressivo è sconvolgente ,ripeto,una rianimazione della cenere che diventa tizzone ardente e le fiamme si slanciano e diramano punte guizzanti. Il testo diventa una appropriazione dell’attore, il quale si fa autore dell’autore. Proviamo. Una mia composizione che sarà recitata: “Potessimo volare noi uomini,/inoltrarci nelle galassie/e sostare accanto a stelle/della morente luce/nelle plaghe notturne del firmamento!/Volare, sentire/il respiro dell’infinito spazio/comprendendo chi siamo,/io, tu, l’altro/in tanta vastità silente./Immagina la solitudine/e lo sgomento./Muto ogni angolo dell’Universo./Se parli/ti risponde l’eco./ E tu/grida che ami vivere./ Ne riudrai eternamente voce”. Potessimo volare, come dirlo? Comprendendo espressivamente che è affermazione della negazione, un’aspirazione irrealizzabile. Non perchè non voliamo, bensì perché non riusciamo a sapere come mai esistono la realtà, l’Universo, l’essere, gli esseri. Ma dalla sconfitta esplode l’azzardo, pure in queste condizioni, in contrasto a tali condizioni del non sapere come mai esiste l’esistenza, amare la vita, gridarlo e nel silenzio dell’Universo la voce dell’uomo!
Il ruolo del teatro
Il Teatro è il luogo più sociale dell’arte, di problematiche ma soprattutto rappresentazione corporea dell’arte, maggiormente approssimata alla vita reale. Nella rappresentazione la vita stessa è in scena. Quando affermiamo che vivere è recitare vale affermare che recitare è vivere. E infine, la parola, l’attributo decisivo dell’uomo ,il teatro, nel teatro il testo viene esaltata nel suo aureo valore. Insisto: l’attore è il valorizzatore della parola (anche il cantante, certe timbricità colme di Maria Callas in Medea, in Tosca sono l’assoluto espressivo, inoltrepassabile. E la Battle nel Requiem Tedesco fa sporgere il Padreterno a voler sentire). Disgraziatamente, il dominio della comunicazione sull’espressione fa il paio con il cibo transgenico e l’antinatura che sta pervasendo la nostra esistenza. Prove, sì, no, bene, così, lega, pausa, più forte, insomma proviamo, Riccardo Moccia, Simone Paccariè, e il testo, i testi prendono forma espressiva, sillaba, punteggistura, modificazioni di ritmo, alla ricerca dell’espressione. Starò a sentire. Chi sa che impressione farò a me stesso di me stesso!
Libertà e civiltà
La serata della Presentazione si è tenuta. Gran pubblico, recitazione espressiva di Moccia e Paccariè. Giuseppe Sanzotta ha presentato il mio libro convenientemente, analiticamente. Un punto essenziale: l’alterazione dell’alimentazione, che vaglio nel mio testo tra gli aspetti alterativi dell’insieme. Alterazione genetica, alterazione demografica, alterazione alimentare. Sono aspetti essenzialissimi. Noi costituiamo società difensive della libertà se usiamo la libertà anche per difenderci dai nostri mali mediante la libertà autocritica. E difenderci dalle alterazioni denominate, compresa la confusione tra espressione e comunicazione è compito determinante se la nostra libertà vuole difendere la nostra civiltà umanistica, direi: umana!