Iran, 109 manifestanti rischiano la pena di morte. L’Europa esprime “forte orrore” per le ultime esecuzioni
Sono 109 i manifestanti a rischio esecuzione o condanna a morte in Iran. Lo denuncia la Ong con sede a Oslo “Iran Human Rights“, secondo cui dall’inizio delle proteste sono state uccise dalle forze di sicurezza 481 persone, tra cui 64 minori e 35 donne.
“Continueremo a condannare quello che accade nel paese perché siamo contro la pena di morte in tutto il mondo e crediamo che ci si possa, in democrazia, riunire per manifestare”. Questo il commento del ministro degli Esteri Antonio Tajani sulla situazione in Iran.
L’Unione Europea ha intanto convocato ieri l’ambasciatore dell’Iran presso le istituzioni comunitarie, Hosein Dehghani, per esprimere la sua condanna per le nuove esecuzioni di manifestanti. Nell’incontro avvenuto a Bruxelles, il Segretario Generale del Servizio Europeo per l’Azione Esterna, Stefano Sannino, ha espresso il “forte orrore” della Ue di fronte all’esecuzione dei due manifestanti iraniani lo scorso fine settimana. Le ultime condanne, che prevedono ancora il ricorso, fanno salire a 17 il numero totale delle persone condannate a morte in circa 4 mesi di proteste.
Inoltre, Sannino ha chiesto a nome della Ue che l’Iran “cessi immediatamente” di comminare sentenze capitali per la partecipazione al movimento di protesta avviato lo scorso settembre e che blocchi l’esecuzione delle condanne già emesse.
Ribadendo la sua ferma opposizione alla pena capitale in ogni situazione e circostanza, la Ue sottolinea che la questione dei diritti umani è al centro delle sue relazioni, ribadendo, conclude il comunicato, che tutti i Paesi membri sono “uniti” nella risposta alle azioni di Teheran.
Il leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei non sembra voler deflettere dalla linea di dura repressione della ribellione. Ha affermato infatti che le azioni dei dimostranti che partecipano alle proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini equivalgono a “tradimento”.