La Russa, la rabbia e l’orgoglio: “La sinistra impazzisce perché parlo di pacificazione”
E’ un Ignazio La Russa tutto orgoglio ma anche un po’ “rabbia” quello che oggi, su Libero, rilascia una lunga intervista al direttore Pietro Senaldi. Dal tifo per l’Inter, a quello per la Meloni, “che non mollerà certo, come ha fatto la premier neozelandese”, il presidente del Senato difende il suo modo di “essere presidente bipartisan” nella gestione dell’aula, ma non nella formulazione dei giudizi politici. “Quando presiedo il Senato sono più che imparziale. Anzi, essendo stato a lungo all’opposizione tendo a privilegiare chi non fa parte della maggioranza quasi per compensazione. Ma non smetto di essere un politico e fuori da Palazzo Madama rivendico il diritto senza ipocrisie di dare la mia testimonianza, come hanno fatto i miei predecessori….”. Ogni riferimento, non è puramente casuale…
L’Europa degli “insetti” e del “politicamente corretto”
Le critiche all’Europa dei burocrati non mancano, a inizio intervista, ma anche quell’attacco che arriva sul made in Italy con i cibi astrusi imposti per legge, come i grilli, gli insettti… “Più che altro segno dell’ignoranza in materia che alberga sovrana anche nei corridoi di Bruxelles. Dalla Ue pretendo che non minacci i prodotti italiani e li difenda dalle contraffazioni e dai tentativi di imitarli e spacciare certa robaccia per prelibatezze tricolori”. Il politicamente corretto è un problema? “Certo, rispetto lo stile di vita americano, ma non voglio imitarlo a tutti i costi. Sono gli effetti nefasti della globalizzazione culturale. Non sopporto la cosiddetta ‘cancel culture’, che è solo ideologia, è una religione che non si distingue da quella dei talebani, che in Afghanistan hanno abbattuto i Buddah millenari. Mi pare che a volte i Paesi più evoluti si sforzino di imitare quelli più arretrati”.
La Russa e l’orgoglio di non rinnegare la sua destra
Poi La Russa parla della sua presidenza appassionata, finita nel mirino della sinistra e dell’opposizione: “Usano per me un criterio completamente diverso rispetto a quello usato per i miei predecessori. A parte chi, come Scognamiglio, non arrivava dalla politica, chi mi ha preceduto si è distinto per aver fatto della presidenza parlamentare un luogo per esercitare in molte occasioni un ruolo politico addirittura superiore a quello svolto precedentemente. Alcuni anzi, come Grasso e il mio amico Fini, da presidenti hanno perfino fondato un loro nuovo partito. E poi, vi ricordate Bertinotti che fece cadere un governo, o Fico e la Boldrini? Per non parlare dei tempi della prima Repubblica quando Fanfani riuniva a Palazzo Giustiniani tutte le correnti della Dc per un patto politico pubblico. A me rimproverano di andare ai convegni di persone con cui sono amico da una vita; altri si sono comportati come leader di schieramento, per di più in alcuni casi senza prendersi la responsabilità di farlo alla luce del sole”.
La risposta alle critiche della sinistra
Ignazio La Russa fa una riflessione sui primi mesi della sua presidenza, “Inizialmente, con modestia, pensavo che il problema fosse il mio stile, i miei modi poco paludati. Credevo che la sinistra rosicasse solo perché, da uomo di destra, sono arrivato alla presidenza del Senato senza aver mai rinnegato i miei principi ed essermi mai rimangiato nulla, una cosa che li fa impazzire… Oggi ho il sospetto che la sinistra tema anche che mi riesca di far fare qualche pur piccolo passo in avanti al processo di pacificazione nazionale. In sostanza che il mio progetto di superamento delle barriere ideologiche possa avere un qualche successo. Sono terrorizzati perché la sinistra perderebbe la propria ragione sociale. Ma forse, più che i politici di sinistra, lo perderebbero intellettuali e giornalisti allineati, boiardi e tutti quelli che da sempre sguazzano nel cosiddetto establishment e nel sottobosco del potere”.
La Russa sa di essere bipartisan nel consenso ottenuto: “Sono stato eletto non solo grazie ai voti del centrodestra. Ho raccolto preferenze anche tra renziani, grillini, colleghi dem. Forse solo quelli di Sinistra Italiana non mi hanno votato. Soumahoro e compagni, per intendersi. La mia elezione è un peccato originale della sinistra, visto che tutti sapevano chi votavano. Ho molti difetti e pochi pregi, ma fra questi c’è la chiarezza”.
Gli steccati ideologici e il 25 aprile
Il presidente del Senato ha un obiettivo ambizioso: abbattere gli steccati ideologici. E spiega la sua priorità: “Per prima cosa la testimonianza della mia vicinanza alla comunità ebraica, che incontrerò anche venerdì prossimo, nel Giorno della Memoria, accogliendola in Senato. Ho sempre perseguito l’antisemitismo, che purtroppo è trasversale agli schieramenti politici, e sono sempre stato amico del popolo ebraico, tanto che a volte ho danneggiato qualche esponente di primo piano della comunità ebraica, che ha dovuto giustificarsi per essere in buoni rapporti con me. D’altronde, il mio primo gesto da presidente del Senato è stato abbracciare Lilliana Segre, cosa che mi ha fatto immenso piacere»…”. E il 25 aprile? «Da ministro della Difesa resi omaggio al Cimitero Maggiore di Milano ai caduti partigiani, portando fiori sulle loro tombe. Tra tre mesi farò quello che la mia carica istituzionale richiede… Terrò un profilo istituzionale. Ho sottoscritto anche io le tesi di Fiuggi, più di 25 anni fa, quando sottolineammo il sacrificio di chi ha combattuto per la libertà. Mi lasci dire però che non tutti i partigiani hanno combattuto per la libertà. Alcuni combattevano per consegnare l’Italia alla dittatura comunista e a Mosca”.