La Russa: «Non c’è motivo per togliere la Fiamma. Accetto le critiche, ma non le falsità»
Accetta la critica, perché «ci sta». E rivendica come «un punto d’onore» il fatto che gli venga riconosciuto di «essere rimasto me stesso». All’indomani del botta e risposta con Massimo Gramellini sullo stile con cui conduce la presidenza del Senato, Ignazio La Russa torna sulla questione in una intervista proprio al Corriere della Sera e ribadisce che non rinuncerà a dire come la pensa su «temi di carattere generale», nel pieno rispetto del mandato istituzionale e cercando di tenersi «a debita distanza dal commentare le scelte specifiche della maggioranza». Insomma, La Russa, che ribadisce che la Fiamma non si tocca, non solo non si fa mettere all’angolo, ma rilancia, chiarendo di aver compreso che gli attacchi non sono, come pensava inizialmente, la reazione al fatto che un uomo di destra sia stato eletto alla seconda carica dello Stato, ma un tentativo di depotenziarlo nel perseguimento del suo «obiettivo vero»: favorire «una reale pacificazione che concluda un interminabile Dopoguerra».
La Russa: «Non mi arrendo davanti alle falsità»
La Russa, quindi, ha sottolineato che i punti veri sono due, e non attengono al suo stile. «Il primo: io accetto critiche sul mio operato, sulle mie idee, pure su come presiedo l’Aula, anche se su questo nessuno ha mai messo in dubbio la mia imparzialità. Non accetto alcun tipo di critica, invece, su dove vado. E non mi arrendo davanti alle falsità», ha avvertito il presidente del Senato, partendo da una domanda per spiegare il secondo punto: «Perché su di me il mirino è sempre puntato, mentre in passato nessuno sollevava obiezioni?». «All’inizio pensavo che gli bruciasse, scriva pure che rosicassero, perché uno di destra era arrivato alla presidenza del Senato. Ora penso che la faccenda abbia anche un’altra ragione».
Il vero motivo degli attacchi: a sinistra c’è chi non vuole la pacificazione
E la ragione è il fatto che «io ho un obiettivo vero: che, anche solo di un centimetro, durante la mia presidenza del Senato si riduca la contrapposizione ideologica tra destra e sinistra, e che si avvicini una reale pacificazione che concluda un interminabile Dopoguerra. Evidentemente a qualcuno della sinistra questa cosa non va giù». C’è comunque anche chi lo sostiene in questo obiettivo, fra i quali «alla luce del sole Luciano Violante», mentre «in privato però sono tantissimi».
La Russa: «Non c’è alcun motivo per togliere la Fiamma»
Quanto alle reiterate richieste di togliere la Fiamma dal simbolo del partito, La Russa ha ricordato che «abbiamo tolto il rimando al Movimento sociale e lasciato solo la fiamma. Non c’è una sola ragione per togliere del tutto un simbolo che non ha rimandi al fascismo. Se lo togliessimo, poi ci chiederebbero una serie di altre cose: non fatevi foto di profilo, evitate i selfie, non mangiate con la forchetta…». Ma Tommaso Labate, che firma l’intervista, ha rilanciato dicendo che «dalla comunità ebraica in tanti chiedono a FdI di rinunciare a quel simbolo».
Il 25 aprile? «Tranquilli, lo celebrerò dove decido io»
«A proposito dei rapporti con la comunità ebraica, questa mattina ho chiesto alla presidente Noemi Di Segni di partecipare alla commemorazione della Giornata della Memoria, che su mia proposta si terrà il 26 gennaio in Senato. Ha accettato», ha chiarito La Russa, che alla domanda su dove si troverà il 25 aprile ha risposto: «Tranquilli, celebrerò la Festa della Liberazione dove decido io. L’ho già fatto da ministro al Monumento ai Partigiani al cimitero Maggiore di Milano. Non so ancora dove sarò questo 25 aprile, ma so dove non sarò, in uno di quei cortei di piazza spesso teatro di contestazioni. E dove se pure andassi, tra le altre cose, qualcuno mi accuserebbe di essere un provocatore».