“La Russia è troppo più forte e vincerà se la Nato non interviene”. L’amara profezia di Lucio Caracciolo
Il pessimismo di Lucio Caracciolo, analista geopolitico ed esperto di conflitti internazionali, non depone a favore di una rapida soluzione del conflitto in Ucraina. In un lungo articolo sulla Stampa, il direttore della rivista Limes, spesso ospite in tv da Lilli Gruber, sostiene una tesi amara ma verosimile, ovvero che senza un ulteriore salto di qualità nel supporto militare a Kiev – a cominciare dai carriarmati tedeschi Leopard 2 – l’Ucraina rischia di avere la peggio. “La guerra in Ucraina avrà una soluzione militare o non ne avrà. Immaginare una soluzione diplomatica è buono e giusto. Lavorarci in segreto, come stanno tentando da mesi emissari russi e americani più qualche mediatore sparso, è necessario per mantenere oggi i contatti e preparare una tregua domani, fors’anche una miracolosa pace dopodomani. Ma il negoziato serio sarà frutto della vittoria di una parte o dell’altra. O dell’esaurimento materiale e spirituale di entrambe…”.
La Russia e la guerra a distanza con l’America secondo Lucio Caracciolo
Caracciolo parla di “guerra di taglia mondiale”. “Perché vi si scontrano sempre meno indirettamente Russia e America. E perché la Cina, partner insofferente e disilluso di Mosca, entra nell’equazione principale – lo scontro con gli americani per il primato mondiale – ed è trattata come tale da Washington, che non considera vitale il fronte ucraino. Siccome gli europei non sono attrezzati alla guerra né i cinesi vogliono entrarvi per i begli occhi dei russi, i gestori di questa carneficina apparentemente interminabile sono Mosca, Washington e Kiev. Tradotto: solo gli Stati Uniti sono in grado di imporre la fine della guerra”, spiega il direttore di Limes.
Cosa può accadere e cosa può fare l’Occidente? Caracciolo non ha dubbi, e immagina anche soluzioni di “real politik”.
“Ridurre il sostegno militare a Kiev fino a convincere Zelensky dell’impossibilità di vincere, dunque della necessità di compromettersi con Mosca; entrare in guerra per salvare l’Ucraina e distruggere la Russia a rischio di distruggere anche sé stessi; negoziare con i russi un cessate-il-fuoco alle spalle degli ucraini per imporlo agli aggrediti. Scenari molto improbabili (primo e terzo) o semplicemente assurdi (il secondo). Né la Casa Bianca ha fretta di interrompere un duello nel quale la Russia, unico anche se non spontaneo socio del nemico principale, paga ogni giorno un alto prezzo materiale, umano e soprattutto immateriale, perdendo quota nella gerarchia delle potenze…”.
Le possibili via d’uscita al conflitto in Ucraina
“Se dunque il conflitto in Ucraina si decide sul campo di battaglia dobbiamo trarne le conseguenze. Nella guerra di attrito i russi sono avvantaggiati per ragioni demografiche, militari e materiali. Sono di più, hanno più armi e più risorse degli ucraini. Noi occidentali, in ordine rigorosamente sparso, abbiamo compensato finora questo squilibrio. Inviando soldi, armi, addestratori e diverse migliaia di volontari – rilevante il corposo afflusso di soldati polacchi – per aiutare gli ucraini a difendersi dai russi. Ma i magazzini europei sono quasi vuoti, perché erano già mezzo vuoti all’inizio di una guerra in Europa che consideravamo inconcepibile…”.
Il problema, secondo Caracciolo, non è se mandare le armi, ma dove trovarle: “Scarseggiano, soprattutto le munizioni. Né gli americani sono disposti a scoprirsi sul fronte anti-cinese per frenare l’invasione russa in Ucraina. E decisivo: le opinioni pubbliche europee continuano a pensare di cavarsela con le sanzioni – spesso aggirate – e qualche sistema d’arma, perché culturalmente impermeabili alla logica di guerra. Quella americana non pare orientata a ripetere sbarchi in Sicilia o Normandia…. Continuando lungo questo piano inclinato, prima o poi l’invio periodico e limitato di armi ai combattenti ucraini non basterà più. Bisognerà considerare l’invio di nostre truppe in Ucraina. A quel punto ci scopriremo di fronte alla scelta che abbiamo finora evitato di considerare: fare davvero e direttamente la guerra alla Russia oppure lasciare che la Russia prevalga. Questo bivio “impossibile” si sta avvicinando, a vantaggio di Mosca…”, conclude l’analista geopolitico sulla Stampa.