L’autista di Messina Denaro: non sapevo che fosse lui, me lo hanno presentato come un amico di Bonafede

19 Gen 2023 14:41 - di Roberto Frulli

“Non lo sapevo che fosse Matteo Messina Denaro“, ha assicurato Giovanni Luppino, l’autista del boss arrestato con il latitante lunedì mattina nei pressi della clinica Maddalena, rispondendo alle domande del gip Fabio Pilato che lo ha interrogato questa mattina.

Difeso dall’avvocato Giuseppe Ferro, l’autista del boss Messina Denaro ha risposto per un’ora circa alle domande del gip

Luppino sostiene che il boss gli sarebbe stato presentato come un parente di Andrea Bonafede – cioè colui che ha acquistato l’appartamento dove si trovava il covo di Messina Denaro nonché il titolare della carta di identità utilizzata dal mafioso per nascondersi – e che gli aveva chiesto di accompagnarlo alla clinica Maddalena per la seduta di chemioterapia a cui il capomafia è stato costretto a sottoporsi a causa della malattia che lo affligge.

Fatto sta che il gip di Palermo, Fabio Pilato, al termine dell’interrogatorio, ha convalidato l’arresto in flagranza di Giovanni Luppino, e si è riservato di decidere sulla richiesta di custodia cautelare in carcere.

Luppino, 59 anni, è accusato di procurata inosservanza della pena e favoreggiamento aggravati dal metodo mafioso.

Quanto a Matteo Messina Denaro, stamattina si pensava che sarebbe comparso in videoconferenza al processo per le stragi di Capaci e via D’Amelio nel quale è accusato di essere uno dei mandanti. Ma la sua postazione è rimasta vuota.

L’udienza è durata solo pochi minuti perché il legale Salvatore Baglio, che sostituisce l’avvocato di fiducia Lorenza Guttadauro, nipote dell’ex-latitante, ha chiesto il rinvio motivandolo con il fatto che la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare “è arrivata solo questa mattina”.

E la presidente della Corte d’assise d’appello, Maria Carmela Giannazzo ha rinviato al prossimo 9 marzo.

Per il procuratore generale di Caltanissetta Antonino Patti che, al processo sui mandanti delle stragi mafiose rappresenta l’accusa con Gaetano Bono, Matteo Messina Denaro aveva un rapporto con Riina assolutamente superiore agli altri. Non è soltanto uno dei mandanti, ma un capo che ha messo mano al progetto con la missione romana precedente a Capaci. Riina nel carcere di Opera disse di aver eletto Messina Denaro come suo successore, l’aveva preso sotto la sua ala protettiva”. “Il mio auspicio, del tutto teorico, dice Patti – è che anche in questo processo possa dare il suo contributo nella ricostruzione della verità“.

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