L’omicidio di Martina, domani l’interrogatorio di Bonaiuti. I gestori del locale: abbiamo cercato di aiutarla
Si terrà domani mattina a piazzale Clodio l’interrogatorio di convalida per Costantino Bonaiuti, l’ingegnere di sessantuno anni arrestato dalla Polizia dopo che aveva sparato a Martina Scialdone. L’avvocato di 34 anni è stata uccisa venerdì sera fuori da un ristorante in via Amelia al quartiere Tuscolano a Roma. L’uomo, fuggito in auto dopo l’omicidio, è stato rintracciato dalle Volanti della Questura al Nuovo Salario.
La Procura di Roma contesta l’omicidio premeditato
La procura di Roma contesta a Bonaiuti l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. I pm di piazzale Clodio contestano anche i motivi futili e abietti e di aver agito contro una persona a lui legata sentimentalmente.
Una fiaccolata per ricordare Martina Scialdone si terrà giovedì prossimo con partenza alle ore 19.30 dalla metro Furio Camillo per raggiungere via Amelia dove si è consumato il femminicidio. L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione forense Catilina in collaborazione con il centro italiano Gestalt.
La fiaccolata organizzata dall’associazione Catilina
“Sono senza parole – dice l’avvocato Maria Nellina Spataro presidente dell’associazione forense Catilina – per l’omicidio di una donna, una collega. Un omicidio che ci sconvolge ancora di più per un aspetto emerso leggendo alcune testimonianze: questo femminicidio è avvenuto non nel silenzio generale ma nel fastidio generale. Nessuno ha chiamato le forze dell’ordine prima che si arrivasse a un punto di non ritorno”.
La lite nel ristorante Brado
La lite tra Martina e il suo assassino era iniziata nel ristorante Brado, al centro di critiche e accuse per non avere difeso la giovane anzi per averla invitata ad uscire dal locale per non disturbare i clienti. Una versione che i gestori smentiscono categoricamente. “Abbiamo fatto il massimo. Abbiamo chiamato la polizia. E abbiamo chiesto alla ragazza se voleva rimanere nel locale. Lei ha detto che era tutto ok ed è uscita per andare via. Poi è successo quello che è successo. Non abbiamo cacciato nessuno, ma ora sembra che l’abbiamo ammazzata noi”. A parlare così con Repubblica è Christian Catania, che insieme a suo fratello gestisce il locale Brado dinanzi al quale è avvenuto il delitto.