Malagiustizia, ex-politico valdostano assolto dall’accusa di ‘ndrangheta. Recluso 909 giorni

26 Gen 2023 10:12 - di Francesca De Ambra
'ndrangheta

È bastata la sua origine calabrese a farlo apparire agli inquirenti della Dda di Torino in odore di ‘ndrangheta. Invece Marco Sorbara (nella foto), ex-consigliere regionale dell’Union Valdotaine aveva solo incontrato la persona sbagliata. E tanto gli è costato un arresto, 909 giorni di reclusione, tra carcere e domiciliari, e una condanna a 10 anni in primo grado. «Ho perso 25 chili e, a volte, anche la testa», confida alla Stampa. Davvero difficile non perderla. Due giorni fa la fine dell’incubo, con la Cassazione che conferma l’assoluzione ottenuta in appello. Per altri quattro imputati la Suprema corte ha rinviato gli atti alla corte d’appello. È lui l’unico scagionato dell’inchiesta “Geenna“, nome biblico che evoca la valle a sud-ovest di Gerusalemme, indicata dal Vangelo come simbolo dell’inferno. Alla vita di Sorbara calza alla perfezione.

Marco Sorbara era consigliere regionale

Era il gennaio del 2019 quando “Geennasconvolge la tranquilla Val d’Aosta. Sorbara non è l’unico politico arrestato. L’inchiesta porta alla luce un metastasi di ‘ndrangheta infiltrata nel territorio subalpino. Il comune di Saint-Pierre, poco dopo Aosta, subisce l’onta del commissariamento sebbene l’amministrazione comunale esca immacolata dai controlli della commissione ministeriale. Sorbara finisce nella mattanza perché, da assessore, aveva incontrato per strada un condannato e successivamente, al telefono, aveva parlato con lui di lavori da fare. «Incredibile – ricostruisce -, io lo incontrai per strada, poi ci telefonammo, lui mi chiese se c’erano lavori da fare e io lo indirizzai al dirigente. Tutto fini lì». Quei lavori, per la cronaca, non furono mai fatti.

La ‘ndrangheta sotto le Alpi

Sorbara non si rimprovera nulla. «Ridirei frase per frase», confida all’intervistatore. Per poi aggiungere: «Basta rileggere senza pregiudizi e con la conoscenza del contesto». Ma dal giorno dell’arresto fino alla sentenza di condanna di primo grado il contesto non è riuscito a farlo capire. L’origine territoriali e i viaggi in Calabria finivano per schiacciarlo sulla ‘ndrangheta. Tanto da fargli negare la libertà per ben cinque volte. «È pericoloso», replicavano i magistrati. Ora chiederà il risarcimento allo Stato, anche perché ha perso tutto. Compreso il partito, l’Union Valdotaine, che gli ha espresso solidarietà fuori tempo massimo. «Sa – conclude amaro Sorbara – che lo stesso giorno che sono stato arrestato il presidente Erik Lavezaz mi ha radiato?».

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