“Marziana”, “praticante”: la De Micheli prende a sberle la Schlein sul cambio di nome del Pd
“Con tutti i problemi che ci sono, una proposta così è da marziani“. Paola De Micheli contro Elly Schlein. Prosegue in modo sempre più virulento il confronto- scontro nel Pd tra candidate e candidati. Fino a ieri divisi persino su regole e date per primarie e congresso, oggi sul nome con cui rifondare, forse, il Pd “morente” giunto al minimo storico del 14 per cento. Paola De Micheli, anche lei candidata alla segreteria, in un’intervista fuori dai denti al “ Fatto quotidiano” prende a sberle pa proposta Schlein sul cambio di nome del partito. E aggiunge velenosa:
De Micheli alla Schlein: “Il praticantato di certi candidati…”
“Inoltre, gli iscritti che non hanno mai votato su nulla verrebbero chiamati a una decisione simile? Temo che il praticantato di qualche candidato non stia andando molto bene”. La “praticante marziana ” Elly Schlein, sfidante numero uno di Bonaccini, aveva proposto un cambio del nome del Partito democratico. Una proposta da affidare a un referendum tra gli iscritti. Non se ne parla, dice la De Micheli. Che poi non risparmia critiche ai suoi (lei d0v’era…).
De Micheli contro Schlein. “Pd succube dei tecnici”
Secondo l’esponente dem “il Pd ha sempre dimostrato subalternità verso i governi tecnici, e questo ci ha fatto perdere milioni di voti. Anche perché li abbiamo sostenuti in modo troppo acritico”. Inoltre, sulla legalità il Pd “è stato poco chiaro. Il profilo garantista – prosegue De Micheli – non va confuso con un atteggiamento lassista verso la legalità. La lotta all’illegalità in tutte le sue forme, dalle mafie alla corruzione, è fondamentale per il Pd”.
Oggi l’assemblea del Pd con la polemica di giornata
Insomma, il primo obiettivo – dichiarato- dei candidati alla segreteria è “evitare un’altra guerra”. Ma il clima non sembra proprio pacifico, tanto per cambiare, tra i dem. Oggi nell’assemblea del Pd a Roma arriva il Manifesto dei valori elaborato dal comitato costituente. E i dem vicini a Stefano Bonaccini si dicono convinti che “l’accordo reggerà”. A “non reggere” sono altre questioni, pronte ad esplodere, come la nuova polemica quotidiana sul nome che sta spaccando il partito. Con Peppe Provenzano, il vicesegretario dem, che avrebbe auspicato un referendum per gli iscritti sul nuovo nome del Pd, d’accordo sul “lodo Schlein”. A frenare è invece Stefano Bonaccini: “Mai come oggi c’è da parlare di sostanza. Non credo che ci abbiano votati o non votati per il nome, posto che peraltro a me il nome Partito democratico piace e non lo toccherei”. Sulla stessa linea Gianni Cuperlo, altro candidato, che si terrebbe stretto il nome del partito. A giudicare dai sommovimenti in corso, il futuro del Partito Democratico è ancora avvolto nell’incertezza. Nella sensazione che il rinnovamento che tanto auspicano i dem si trasformi nella rissa di sempre: la tentazione delle recriminazioni incrociate. Pd da operetta, ora più che mai.