Il governo Meloni nasce per un cambiamento vero, per trasformare il Paese, per “risarcire” gli italiani onesti. Sono concetti che ribadisce oggi, in una intervista a Libero, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari.
“Il governo – afferma – sta lavorando perché gli italiani non si arrendano e non diventino un popolo assuefatto a illegalità, ingiustizie e soprusi, rassegnati all’eccezione Italia, dove se vuoi aprire un negozio ti fanno morire tra tempi, regole, burocrazia ma se stendi un telo in strada e ti metti a vendere prodotti di ignota provenienza nessuno di dice nulla”.
Fazzolari: il governo Meloni punta a una svolta culturale
«Stiamo tentando una svolta culturale – continua Fazzolari – per estirpare i mali che frenano ltalia. La sinistra, che ci ha convissuto e se ne è fatta forte, lo ha capito e dà fuori di testa. Ma anche le forze della maggioranza lo avvertono, si vede in consiglio dei ministri, dove il clima è positivo, le polemiche delle settimane seguite alla formazione del governo sono lontane e si marcia in un’unica direzione, perché tutti sanno che l’occasione è unica e la prospettiva di lavoro può essere di cinque anni».
“Il governo si è mosso a favore delle classi disagiate”
Respinge, poi, l’accusa delle opposizioni di avere dimenticato in manovra le classi più deboli. «Questo governo finora si è mosso prevalentemente a favore delle classi disagiate. Quanto alla recessione, non aiuta certo la decisione della Banca Centrale Europea di aumentare i tassi. L’impennata dei prezzi oggi non è legata a una fase espansiva dell’economia ma è dovuta soprattutto al rincaro delle materie prime. Alzare i tassi contrasterà poco l’inflazione, in compenso frenerà l’economia».
Oggi l’incontro tra Meloni e Ursula von der Leyen
E sull’incontro odierno di Giorgia Meloni con Ursula von der Leyen, a Roma per presentare il libro dell’ex presidente socialista dell’Europarlamento, David Sassoli, Fazzolari assicura che «i rapporti sono buoni, altrimenti l’Italia non sarebbe riuscita a portare a casa l’intesa sul tetto europeo ai prezzi, al quale lavorava l’ex premier Draghi e che è stato a lungo osteggiato proprio dalla Germania e dall’Olanda». Una intesa che fa definitivamente cadere la narrazione della sinistra sulla premier Meloni fuori dall’Europa o malvista dall’Ue. Si riparte invece, aggiunge Fazzolari, «dalla constatazione che una Ue eccessivamente incentrata sull’asse franco-tedesco ha mostrato grandi limiti. Lo dicono la crescente disaffezione dei cittadini verso l’istituzione, l’incapacità di farsi trovare pronti davanti alle grandi sfide della nostra epoca».