Messina Denaro, Piantedosi: «Lo Stato c’è e vince. E prima o poi consegna sempre il conto»
È «estremamente soddisfatto», e non poteva essere altrimenti. Il giorno dopo la cattura di Matteo Messina Denaro il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, parla dello «straordinario risultato» raggiunto e il primo pensiero va a tutti coloro che hanno reso possibile questo «successo»: «I magistrati, i carabinieri, tutte le forze di polizia impegnate nella lotta alla mafia e più in generale sul fronte della sicurezza». «La grande emozione vissuta dal Paese per questa notizia – ha sottolineato – rappresenta un plauso a tutti loro».
«Una cattura fondamentale sul piano dell’antimafia, anche come segnale agli affiliati»
«La cattura di Matteo Messina Denaro era fondamentale sul piano dell’antimafia, anche come segnale da dare agli affiliati alla criminalità organizzata», ha chiarito Piantedosi in un’intervista a Libero nella quale ha rivelato che «gli apparati dello Stato da tempo erano sulle sue tracce». «È stato seguito un particolare modello di indagine?», ha chiesto Francesco Storace, che firma l’intervista. «La conoscenza e il controllo del territorio sono fondamentali per vincere contro la criminalità organizzata. Questo arresto – ha spiegato il ministro – si inserisce in questa modalità di contrasto che rimane di prioritaria importanza».
Piantedosi: «Una vittoria di tutte le forze sane del Paese»
Dunque, «il successo di oggi si fonda su un lavoro paziente che parte da lontano». «Chi governa può avere solo il merito di creare e mantenere le condizioni giuste per il lavoro delle nostre straordinarie forze dell’ordine», ha proseguito Piantedosi, sottolineando quindi l’importanza della volontà politica e ricordando che «il governo Meloni ha dato fin da subito il massimo appoggio alla lotta contro la mafia in ogni direzione». Dunque, «siamo di fronte a una vittoria di tutte le forze sane del Paese».
Nel ricordo di chi ha dato la vita per lo Stato
«Godiamoci questo momento in uno spirito di grande unità nazionale. Le sfide da combattere e da vincere sono ancora molte», ha avvertito il ministro, ricordando che «lo Stato è presente e vince. Prima o poi consegna sempre il conto da pagare a chi ha scelto la via della criminalità». E il pensiero non può che andare a quanti hanno dato la vita per questo obiettivo. «Impossibile elencarli tutti. Cassarà, Basile, Dalla Chiesa, Morvillo, Livatino, Falcone, Borsellino e decine di altri ancora. Senza contare le migliaia di vittime delle operazioni mafiose condotte sotto forma di estorsioni e angherie varie», ha ricordato il ministro, sottolineando che «ancor più in una giornata speciale come quella di oggi, il pensiero va agli uomini e alle donne dello Stato che si sono sacrificati nella lotta alla mafia. Sono scolpiti nella nostra coscienza nazionale».