Migranti, i numeri confermano che il decreto Ong funziona: dimezzati gli sbarchi dalle loro navi
A gennaio dello scorso anno sono stati 922, a gennaio di quest’anno, quando si saranno conclusi due sbarchi ancora in attesa, saranno 442, il 48%. Dunque, numeri alla mano, gli sbarchi dei migranti dalle navi Ong sono più che dimezzati. Un dato che sancisce l’efficacia del decreto che ha imposto nuove regole che scardinano il meccanismo dei “taxi del mare”.
Il decreto Ong funziona: dimezzati gli sbarchi
Insomma, come rileva Libero, che riporta i dati, il messaggio lanciato dal governo e dal ministro Matteo Piantedosi «è arrivato forte e chiaro». La conferma, oltre che nei numeri, sta anche nel fatto che allo stato attuale solo due navi Ong sono impegnate in un braccio di ferro con le autorità italiane: la Geo Barents di Medici senza frontiere e la Ocean Viking di Sos Mediterranée, entrambe battenti bandiera norvegese. Portano a bordo rispettivamente 237 e 95 migranti, per un totale di 332, che sommati ai 110 già sbarcati fanno i 442 migranti di questo gennaio.
Le regole che scardinano il meccanismo dei taxi del mare
Le altre 15 navi delle delle «17 delle organizzazioni più attive» si sono ritirate di fronte alle norme che – pena multe, sequestri e confische – vietano i salvataggi multipli e affidano alle autorità italiane la scelta dei porti di approdo, che ora non sono più solo quelli della Sicilia, ma anche quelli del Nord: la Geo Barents è stata destinata a La Spezia, dove è attesa oggi; la Ocean Viking a Marina di Carrara, dove è attesa domani. Il meccanismo alleggerisce la Sicilia, e Lampedusa in particolare, dal peso di un’accoglienza che si era fatta insostenibile, ma è vissuto come uno schiaffo dalle Ong che protestano perché, ritrovandosi più lontane da Libia e Tunisia, non possono più fare la spola per i trasbordi.
Le navi delle Ong ora restano nei porti
A parole le Ong continuano a promettere battaglia, come fa Sos Humanity. «Finché non esisterà un programma governativo europeo di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale, continueremo il nostro lavoro», ha detto il portavoce Lukas Kaldenhoff, a La Stampa. La nave, però, è tra quelle che in questi giorni restano nei porti. Ufficialmente, per lavori di manutenzione che la rendano più sicura. Sta di fatto che, ora che i nuovi vincoli imposti dal governo e il caro carburante rendono non solo più difficili ma anche più costose le operazioni, le navi delle Ong hanno di non muoversi. Il quadro lo dà ancora Libero: «La spagnola Open Arms a Burriana (Valencia) come la tedesca Humanity 1 e la connazionale Louise Michel; Life Support, bandiera panamense e Ong Emergency, è a Livorno; la nave italiana Mare Jonio a Trapani; la tedesca Rise Above di Mission Lifeline è ferma ad Augusta, Siracusa; la spagnola Aita Mari è in porto a Vinaròs, ancora Valencia».