Occhetto: “Cambiare nome è inutile, servono contenuti. Se il Pd non parla a tutta la sinistra, scompare”
Achille Occhetto, classe ’36, ultimo segretario del Pci, autore della svolta storica della sinistra post bellica, è più che titolato a parlare del destino del moribondo Pd. Ancora una volta in cerca di un nuovo inizio. “Il problema non è il nome ma l’identità del partito. L’ho detto anche al momento della svolta della Bolognina, ma non sono stato capito: prima viene la Cosa e poi il nome”, dice in un lungo colloquio con la Stampa il vecchio Akel.
Occhetto: il punto non è cambiare nome ma avere contenuti
“Senza la Bolognina non ci sarebbero stati né l’Ulivo e nemmeno il Pd. Un partito che ha colto l’idea di unire le forze della sinistra sociale ma l’ha travisata. Il Pd ha avuto in mano uno spartito meraviglioso ma ha sbagliato a suonarlo”. Parole dure all’indirizzo della dirigenza del Nazareno, divisa in mille rivoli e incapace di ‘parlare’ al Paese. E giù consigli velati di amarezza. “Vale anche per il Pd perché non è stato in grado di cogliere la novità culturale della Svolta“.
“La svolta non c’è stata e i risultati si vedono purtroppo”
Parola magica: la svolta. “Cioè la domanda di una contaminazione culturale alta tra tutte le forze democratiche alla ricerca di un’identità comune. Il Pd, invece, è frutto di una fusione a freddo tra due apparati. E i risultati sono, purtroppo, sotto gli occhi di tutti”. Delle primarie convocate per il 26 febbraio preferisce non parlare. Anche se, da non iscritto, guarda con curiosità a Elly Schlein, la sfidante di Bonaccini alla guida del Pd.
“Ho simpatia per la Schlein che vuole rompere i vetri”
“Non voglio entrare nel dibattito interno del Pd”, dice Occhetto, “ma guardo con simpatia lo sforzo di Schlein di rompere i vetri, aprire le porte e fare entrare aria nuova. In sostanza di cambiare prima del vertice la base stessa del partito. Allargandola”. Spera nel cambio di passo ma è pessimista. “Il Partito democratico deve essere capace di parlare a tutta la sinistra. Con una visione che tenga insieme le sue radici coniugandole alle nuove realtà. Serve una giustizia sociale che non sia solo caritatevole e assistenzialista. Se riuscirà a parlare a tutta la sinistra, allora, è destinato a riprendersi. Altrimenti è destinato a sparire”.
Meloni dimostra che la destra c’è. E la sinistra?
Giorgia Meloni ha un merito, prosegue l’ultimo segretario del Partito comunista. “Mentre nei salotti della sinistra si gingillavano sull’esistenza o meno della destra. Contrapponendo primati inesistenti, la Meloni ha sempre rivendicato la necessità di una destra. E adesso governa”. In Italia c’è tanta sinistra diffusa ma è spezzata e ha affievolito la propria identità. E, quel che è peggio, non parla di politiche veramente alternative alla destra. Adesso Occhetto spera che ai compagni del Nazareno sia chiaro che la destra c’è.