Pd, al Sud Bonaccini punta su De Luca jr. La critica dei “saggi” dem: «Premiato l’apparato»
Sarà pure il candidato più accreditato a succedere ad Enrico Letta alla guida del Pd, ma sotto il Garigliano Stefano Bonaccini rischia di muoversi con un elefante in una cristalleria. Stando infatti ai boatos, a molti saggi incaricati di redigere il manifesto dei valori in vista del congresso dem, la scelta di affidare a Piero De Luca il coordinamento della campagna congressuale nel Sud non è piaciuta per niente. «Non è in gioco l’identità del Pd ma l’esistenza stessa del partito», dice ad esempio il filosofo napoletano Roberto Esposito. Non è solo una questione legata alla figura del figlio del governatore. «Così – spiega, infatti – si dà la sensazione di un congresso in cui si cerca di assicurarsi pezzi di apparato. Questa è la lettura che si ha all’esterno. Ed è un segnale devastante, visto che si era parlato all’inizio di una nuova Costituente del partito».
Bonaccini coopta il figlio del governatore campano
Non solo: il dibattito congressuale dem s’intreccia con quello politico e finisce per risucchiare nella polemica interna il tema dell’autonomia rafforzata. Con Zaia e Fontana, Bonaccini è uno dei tre presidenti di regione interessati ad ottenere ulteriori competenze (e risorse) dallo Stato. Il Pd meridionale, però, è salito sulle barricate. Soprattutto l’area che fa capo ad Elly Schlein, a cominciare da Francesco Boccia che è il commissario del partito in Campania. L’obiettivo era cogliere in fuorigioco De Luca padre, rimasto alquanto ambiguo sull’autonomia differenziata come plasticamente dimostra l’incontro da lui avuto nelle settimane scorse con il ministro Calderoli. Fiutato il pericolo, ‘O Sceriffo ha innestato la retromarcia e oggi ha definito la bozza Calderoli come «un passo indietro preoccupante» dettato «dalla scadenza elettorale in Lombardia e altre regioni».
Intreccio tra congresso e autonomia rafforzata
Da qui l’annuncio: «Saremo su una trincea di battaglia politica dura, se qualcuno pensa di introdurre furbizie o di continuare a penalizzare il Sud». E questo spiega perché Bonaccini ha deciso di affidare a De Luca figlio il coordinamento della campagna congressuale nel Mezzogiorno. Una scelta che indotto l’area Schlein a puntare sul neodeputato Marco Sarracino, segretario del Pd napoletano. I due si sono già scontrati nel 2018. In quel caso la candidatura al Parlamento di Sarracino fu sacrificata per fare spazio al figlio del governatore. Sfide che ritornano e che portano l’ala più impegnata nella stesura del manifesto dei valori a contrapporsi all’apparato. Insomma, se Bonaccini credeva di annettersi il Pd napoletano o campano cooptando il giovane De Luca, forse ha sbagliato i suoi conti.