Pd = Partito Dilaniato. La Gabanelli: «Troppe correnti, così i dem si sono autosbriciolati»
Forse ci toccherà inchinarci all’atroce ironia del Fatto Quotidiano quando scrive che l’eurodeputato ex-5S Dino Giarrusso «è entrato nel Pd perché le iene adorano la carne di cadavere». A leggere, infatti, l’analisi di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera sembrerebbe proprio che i dem siano vicini al punto di implodere. Colpa di correnti e micro-potentati spesso funzionali solo ad assicurare visibilità e posto in lista a chi li fonda. E vani, per altro, si sono rivelati finora i tentativi di rianimarlo. Vale anche per le primarie, i cui livelli di partecipazione sono in costante calo. I numeri citati in tal senso dalla Gabanelli sono impietosi: si va dai 3,5 milioni del 2007 al 1,6 milioni del 2019. E stendiamo un velo pietoso su clamorose figuracce, tipo i cinesi in fila davanti a un seggio di Napoli.
Analisi di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera
Ma ci sono anche altri numeri in grado di certificare l’«autosbriciolamento» verso cui sta correndo il Pd. A cominciare da quello relativo ai suoi segretari: ben otto in 15 anni. Ricordiamoli: Veltroni, Franceschini, Bersani, Epifani, Renzi, Martina, Zingaretti, Letta. Eppure, per statuto il leader dura in carica quattro anni. I numeri appena visti ci dicono invece che se ne elegge di media uno ogni due. E qui torniamo alla balcanizzazione. Nessun segretario è infatti riuscito a condurre il proprio mandato fino alla scadenza naturale. A disarcionarli, o una sconfitta elettorale o una congiura dei capicorrente.
Dem ostaggio di correnti e sottogruppi
E tutto autorizza a pensare che anche il prossimo non sfuggirà a tale sorte. Prova ne sia che nessuno dei quattro candidati alla segreteria – Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo – è espressione di una corrente compatta o di un cartello omogeneo. Tutti, invece, secondo l’analisi della Gabanelli, hanno assemblato spezzoni di corrente in nome di un confuso trasversalismo che già segnala debolezza politica. Ne sapremo certamente di più il 26 febbraio, fase 2 delle primarie. La fase 1, da cui usciranno i due candidati più votati, è riservata agli iscritti che potranno votare nei seggi allestiti presso i circoli dal 3 al 12 febbraio. Il ballottaggio della fase 2 è invece aperto a tutti i cittadini. Solo allora scopriremo se l’autosbriciolamento del Pd è un destino ormai ineluttabile.