Presidenzialismo, la “fase 2” del governo Meloni nel segno delle riforme attese da anni

3 Gen 2023 9:29 - di Michele Pezza
Meloni

È nel segno delle riforme istituzionali la “fase 2” del governo Meloni. Archiviata la legge finanziaria per il 2023, l’esecutivo punta ora ad innalzare il ponteggio intorno alla Costituzione al fine di ristrutturarne il Titolo II, quello relativo ai poteri e alle modalità d’elezione del presidente della Repubblica. Ne ha parlato lo stesso premier nella conferenza stampa di fine anno. E ne ha già annunciato il timing il ministro delle Riforme Casellati, fissando entro la prossima estate il termine massimo per la presentazione del disegno di legge. Nel frattempo, sonderà le disponibilità degli altri gruppi politici, a cominciare da quelli dell’opposizione, che anche su questo si presenta in ordine sparso. E se Pd e M5S hanno già innalzato barricate, il Terzo polo non ha pregiudizialmente chiuso al presidenzialismo, pur preferendo parlare di “sindaco d’Italia“.

Ddl entro l’estate

Quanto allo strumento, sembra al momento esclusa la possibilità di istituire una  bicamerale ad hoc, di cui aveva pur parlato Giorgia Meloni in campagna elettorale. Varare uno strumento del genere richiederebbe molto tempo. Da qui l’idea di affidarsi all’iter ordinario scandito sul lavoro delle commissioni permanenti di Camera e Senato. Il presidenzialismo dovrebbe così procedere in parallelo con la riforma della cosiddetta autonomia regionale rafforzata. È vero che quest’ultima non implica ulteriori riforme della Costituzione, ma è altrettanto vero che il testo predisposto dal ministro Calderoli presta ancora il fianco a troppe critiche, non solo politiche ma anche territoriali. Senza considerare che un percorso parallelo tra i due progetti offre migliori garanzie circa la valutazione della compatibilità e della coerenza tra le due riforme.

Meloni può centrare l’obiettivo di un’Italia più moderna

In ogni caso, quel che è certo è che il governo Meloni non userà il tema della modifica della Costituzione come un diversivo. La natura di governo “politico” dopo una lunga stagione di esecutivi tecnici impone infatti l’adozione di una strategia di medio-lungo termine mirata alla riscrittura delle regole del gioco. Due giorni fa la Costituzione ha compiuto 75 anni. Nel suo tradizionale messaggio di fine anno il presidente Mattarella ne ha sottolineato la vitalità. Ma ciò non toglie che un governo legittimato dal voto popolare e forte del consenso del Parlamento possa, semmai allargando i propri confini numerici, provare a renderla più attuale e più in linea con i temi e i tempi nuovi.

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