Rotondi: Saviano non conosce la storia del contrasto alla mafia, si ricordi del sequestro dei beni ai boss
“Non commento la letteratura, la storia dice altro e cioè che il contrasto della mafia è avvenuto ad opera di governi di centrodestra”. Così il parlamentare Gianfranco Rotondi, presidente di ‘Verde è popolare’, replica seccamente a quanto asserito in una intervista sul quotidiano La Stampa da Roberto Saviano.
Saviano, definendo il governo Meloni “…il meno antimafioso della nostra storia….”, afferma che “…la mafia ama fare affari con chi sta al potere, indipendentemente dai colori….Ma la predilezione per la destra è testimoniata da una infinità di atti e documenti…”.
Rotondi suggerisce a Saviano “di scrivere un libro sugli effetti del sequestro dei beni della mafia, istituto fortemente voluto dal ministro Maroni e dal presidente Berlusconi – risponde all’Adnkronos – Questi sono i fatti, esattamente come un fatto è il carcere duro per i mafiosi istituito dal governo Andreotti. I nemici della mafia sono questi e infatti la mafia sa vendicarsi”, conclude il deputato.
Il riferimento di Rotondi è al decreto legge n. 92 del 2008 (Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, convertito nella legge n. 125 del 2008). Il provvedimento inasprisce le sanzioni per il reato di associazione mafiosa e ne prevede l’applicazione anche alle associazioni straniere (Il decreto legge n. 4 del 2010 ne estende ulteriormente l’applicazione alla ‘ndrangheta).
Inoltre attribuisce priorità assoluta, nei ruoli d’udienza, alla trattazione dei processi di maggior allarme sociale, tra i quali i delitti di criminalità organizzate;. dispone il divieto di patteggiamento in appello per i reati di mafia e la semplificazioni per la confisca dei beni appartenuti ai condannati; amplia l’ambito applicativo della legge sulle misure di prevenzione ed estende le prerogative in materia del direttore della DIA e del Procuratore della repubblica del distretto e di quello del tribunale del circondario. Presidente del Consiglio era Berlusconi e ministro degli Interni Roberto Maroni. Insomma, Saviano ha perso un’altra occasione per tacere.