Salvare la civiltà europea significa salvare la nostra vitalità: il nuovo libro di Antonio Saccà
Riceviamo e volentieri pubblichiamo la recensione apparsa sul giornale online”L’Opinione delle Libertà” del nuovo libro di Antonio Saccà, firmata da Giuseppe Sanzotta.
Pur conoscendo Antonio Saccà da tempo, non senza meraviglia ho appreso dalla lettura del suo libro- “Ho vissuto la vita, ho vissuto la morte” (Armando editore) un mondo che ignoravo. Il suo mondo. Il mondo della dolce vita per la cinematografia, il mondo del confronto culturale per gli intellettuali del tempo. Così il giovane Saccà, pur con uno scritto che anche lui giudica scorretto, insiste, quasi perseguita, Alberto Moravia, sì proprio Moravia, per indurlo a pubblicarlo sulla sua rivista. E’ il giovane studioso, con la testa piena di ideali, di letture di Marx, che arriva a Roma e trova il mondo delle favole. Conosce intellettuali e artisti. E’ la vita. Il mondo che sognava. Quel suo testo imperfetto è pubblicato e si offre davanti a lui una girandola di personaggi importanti. Occasione unica per riflettere sull’individuo, per rivedere le proprie convinzioni ideologiche. Per scoprire l’uomo. Anni meravigliosi e irripetibili.
Il libro di Saccà, una vicenda personale specchio della civiltà europea
Saccà vuole sondare la sua vita le sue esperienze. Sono gli anni del boom economico, dell’Italia che supera le miserie della guerra. Sono gli anni ’60 in cui l’ottimismo della vita cancella il ricordo della morte e della guerra. E’ l’Italia che guarda al futuro. Una condizione che sembra offuscare le riflessioni sulla vita e sulla morte. Eppure quella coscienza c’è. C’è soprattutto la coscienza di una società che cambia e rischia di tagliare le proprie radici. Di divenire, come dice Saccà, una società senza storia. In Saccà c’è sempre e traspare anche in questo suo libro molto personale la preoccupazione di una civiltà incapace di affermare la propria vitalità. Incapace cioè di riprodursi con la tentazione di lasciarsi invadere. Una società, quella europea, che rischia l’estinzione, l’invasione. Di perdere la propria identità. Questo libro appare, a una visione superficiale e approssimativa, come la storia tutta personale di un uomo: la scoperta di un mondo che gratifica, di donne importanti, di intellettuali stimolanti.
La vita, il successo, l’oblio, la morte
Invece può rappresentare le due facce della nostra storia personale: la vita e il successo, poi l’oblio e la morte. Ma non riguarda solo noi. Può riguardare la nostra società che dopo essere stata l’anima della civiltà si inchina, senza combattere, alla morte. Si arrende a nuove culture che ne cancellano l’identità. Saccà, come uomo, ha vissuto la vita, ma nonostante tutto non si è arreso alla morte. Nel libro racconta il suo peregrinare tra gli ospedali. Il covid lo colpisce duro. Perde conoscenza, la sua vita dipende dalle macchine, dalle capacità dei medici. Quel mondo di intellettuali e artisti ( la lista è lunga) conosciuto negli anni passati è lontano. Assente. Ora sono i respiratori a tenerlo in vita. Ha conosciuto la morte nei giorni in cui non è stato cosciente su un letto di ospedale. Ha conosciuto la morte nelle lunghe settimane di malattia, tra ospedali e centri di riabilitazione. La vita è una sconfitta a cielo aperto, ripete dimenticando altri momenti del passato. La morte,o almeno l’idea della morte entra nella vita di ciascuno di noi. L’autore arriva as ognare o immaginare il proprio funerale. Grazie al cielo è solo il delirio di un malato in balia dei medici e vittima di quel covid che pure aveva negato o sottovalutato. Che per reazione lo colpisce così duramente.
L’aristocrazia dello spirito e una civiltà da salvare
Tra lo sbocciare della vita e l’incubo della morte c’è l’aristocrazia dello spirito e una civiltà da salvare. In fondo è questa la preoccupazione costante di Antonio Saccà anche nei momenti più delicati della sua vita. La preoccupazione costante è per la tutela di questa civiltà, di questa società. Antonio Saccà racconta sua straordinaria vita giovanile, inebriato nel mondo della cultura, della riflessione, delle ideologie, della vita. Poi c’è l’intellettuale che racconta la sua sfida con la morte. La sofferenza, la paura e il risveglio. La malattia ha fiaccato il fisico, ma non certo il mondo di interessi, di valori che fanno parte della sua esistenza.
La lotta per salvare la vita e il nostro patrimonio umanistico
Può essere la parodia della vita e della morte dell’Europa. Qui si è sviluppato e cresciuto il mondo moderno. Atene e Roma sono i nostri genitori. Il cristianesimo, il Rinascimento, l‘illuminismo, lo sviluppo del pensiero sono state le tappe che hanno fatto di questo continente, nonostante pagine drammatiche (come il nazismo e il comunismo) un faro si civiltà. Oggi questo patrimonio, è a rischio perché colpito da virus che intendono cambiarne l’esistenza. In fondo è questo il messaggio che arriva da Saccà: la lotta per salvare la vita, per salvare il nostro patrimonio umanistico. Un impegno che ha bisogno di intellettuali come medici del pensiero e di una politica capace di rinunciare alla ricerca del consenso a tutti i costi assecondando scelte distruttive, ma impegnata a costruire il modo nuovo partendo dalle nostre radici.