Sangiuliano chiude Itsart e sconfessa Franceschini: un flop (annunciato) da 7,5 milioni di euro
Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha deciso di chiudere ItsArt, la piattaforma nata nel 2021 e presentata pomposamente dal suo predecessore Dario Franceschini come la Netflix della cultura.
Un flop annunciato, come denunciato all’indomani dell’inaugurazione da pochi organi d’informazione, tra questi il Secolo d’Italia, ma che si è consumato ugualmente, nella ostinata quanto miope scelta del ministro dem e dei suoi collaboratori.
Appena il giorno dopo la presentazione in pompa magna, nonostante il concerto inaugurale di Claudio Baglioni, l’iniziativa appariva come un disastro annunciato. Proprio questo giornale, il primo giugno 2021, prevedeva l’inevitabile fallimento della piattaforma. “Se ne accorgerà tra qualche tempo lo stesso Franceschini. A spese nostre. Va premesso che Itsart ha contenuti culturali davvero interessanti e di qualità. Ma a prezzi fuori mercato. Costituita da una società al 51 per cento detenuta da Cassa depositi e prestiti e al 49 per cento da Chili (uno dei tanti competitor di Netflix), è stata inaugurata in questi giorni. Ma è un modello vecchio, concepito con logiche da burocrati e non da manager”.
Quei contenuti esclusivi per «celebrare e raccontare il patrimonio culturale italiano in tutte le sue forme e offrirlo al pubblico di tutto il mondo» non hanno fruttato introiti. Anzi. In circa un anno Istart ha cambiato addirittura tre amministratori delegati e accumulato perdite per 7,5 milioni, a fronte di appena 246.000 euro di entrate e 141.000 utenti registrati.
Itsart, cronaca di un fallimento annunciato
Alla pubblicazione del bilancio, lo scorso giugno, il capogruppo della Lega in commissione Cultura alla Camera Daniele Belotti aveva definito “ItsArt un pozzo senza fondo. Va assolutamente rivisto tutto il progetto“. È così che ItsArt, appena nata, è già entrata in liquidazione.
“Bene ha fatto il governo Meloni a mettere in liquidazione ITSART – commenta Federico Mollicone – Il progetto fallimentare voluto da Franceschini è stato da sempre denunciato da FDI con numerosi atti sottolineando – come giá fece il CDA Rai con Rossi e Salini che negó l’inclusione della Rai – come rappresentasse un progetto di business superato, rispetto il potenziamento di RaiPlay sul modello inglese della BBC o pubblico-privato francese, aggregando le produzioni nazionali su un’unica piattaforma in grado di competere con gli over-the-top. Eravamo l’unica voce – prosegue il presidente della Commissione Cultura della Camera – a denunciare l’uso di denaro pubblico per ITSART, l’ennesimo esempio del fallimento del centrosinistra”. L’ennesimo a spese degli italiani.