Strage di Bologna, trovato morto Stefano Sparti. Aveva smentito i teoremi contro Mambro e Fioravanti

27 Gen 2023 21:10 - di Paolo Lami

E’ anche lui una vittima indiretta della strage di Bologna: Stefano Sparti, 53 anni, trovato senza vita ieri nel cortile della sua abitazione nella zona di Tor Bella Monaca, a Roma.

Figlio di Massimo Sparti, malavitoso romano vicino alla Banda della Magliana,  divenuto il super teste su cui si basava tutto il castello accusatorio costruito dai magistrati bolognesi contro Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, aveva avuto il coraggio di smentire il padre, morto e sfidare i magistrati bolognesi: “Mio padre nella storia del processo di Bologna ha sempre mentito”, aveva osato dire Stefano Sparti con un coraggio incredibile raccontando come stavano in realtà le cose. E aveva subito pagato quel coraggio: i magistrati di Bologna lo avevano indagato per falsa testimonianza.

Un gesto che sembra dimostrare che non è possibile raccontare un’altra verità, diversa da quella ufficiale, sulla strage alla stazione di Bologna.

Stefano Sparti era rimasto ferito nell’animo dalla trasmissione della sua testimonianza alla Procura lamentando di non essere creduto. Lui che era andato a parlare con il padre Massimo Sparti per chiedergli perché aveva raccontato quelle cose false.

Massimo Sparti si era separato dalla famiglia, la moglie e il figlio, appena bambino. ”Non potevo fare altrimenti”, gli aveva detto il padre.

In particolare la questione girava attorno alla presenza di Massimo Sparti a Roma dove diceva di aver incontrato Valerio Fioravanti e Francesca Mambro.

Ma sia la moglie di Massimo Sparti, sia il figlio, sia la tata che faceva servizio in famiglia lo avevano smentito: non era a Roma, quel giorno, ma a Cura di Vetralla, dove la famiglia aveva una casa.

Perdipiu c’era la circostanza suffragata dalla Digos che pedinava il pentito Cristiano Fioravanti, fratello di Valerio: quel giorno Cristiano doveva incontrare Massimo Sparti a Roma, si era recato a casa sua a Monteverde ma, non avendolo trovato, aveva preso un taxi. Poi si era recato a Cura di Vetralla. E poiché non aveva soldi per pagare il taxi, una volta arrivato lì, nella cittadina viterbese, ci aveva pensato Massimo Sparti a saldare il conto al tassista.

Questo aveva raccontato ai magistrati Stefano Sparti. Che ricordava quelle ruote del taxi posteggiato per metà sul marciapiede. Per tutta risposta Stefano Sparti era stato indagato per falsa testimonianza. Gli era crollato il mondo addosso.

È anche lui una vittima della strage di Bologna, che ne conta ufficialmente 85. Ma c’è un corpo sparito, quello di Maria Fresu. È una maschera facciale di troppo: quella, probabilmente, dell’attentatrice  che trasportava la valigia con la bomba.

La magistratura bolognese ha rifiutato di fare l’esame del Dna, su quella maschera facciale.

Ora la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio in relazione alla morte di Stefano Sparti.

Il pm Francesco Cascini ha disposto l’autopsia ma al momento l’unica pista seguita è quella del gesto volontario: l’uomo potrebbe anche essersi lanciato dall’edificio di 14 piani. In una tasca dei pantaloni gli inquirenti hanno trovato le chiavi di casa.

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