Tra cultura e politica, dalle scuole parte la sfida del Mare Nostrum: “Navigare necesse”
“Oggi più che mai navigare necesse” – ha scritto Marco Valle a chiusura del suo libro “Patria senza mare”: un richiamo alla Tradizione ed insieme una sfida per l’oggi e il domani, passando per una puntuale ricostruzione della nostra Storia marittima, dalle Repubbliche marinare – con in testa Venezia e Genova – alle visioni geopolitiche di Camillo Benso di Cavour, dal navalismo letterario di Salgari e d’Annunzio alla modernizzazione, con l’interventismo pubblico, del Ventennio, dai due grandi conflitti del Novecento alla ricostruzione postbellica, con le parabole parallele dei Costa e di Achille Lauro.
Navigare necesse, l’analisi di Valle
Al fondo della puntuale analisi di Valle la consapevolezza che il Mediterraneo rimane per l’Italia un’occasione, una prospettiva forte, nella misura in cui se vogliamo restare una “media potenza a vocazione globale” soltanto sul mare e attraverso il mare possiamo rilanciare una proiezione d’influenza geopolitica autonoma. Su questo processo insistono diversi fattori, insieme culturali, politici ed economici. Occorre – ad informare questa azione – soprattutto la rinnovata consapevolezza di una Storia e di un ruolo strategico dell’Italia. A partire dalle giovani generazioni, di chi di questa sfida, strategica per l’Italia, deve – da oggi – farsi carico, guardando al domani.
Il ruolo del sistema scolastico
Con un ruolo perciò tutto speciale da parte del nostro sistema scolastico, che inizi a coprire un gap culturale, fatto di storie diverse, di considerazioni socio-economiche, di formazione professionale e soprattutto di un “immaginario” collettivo in larga misura da ricostruire. Quanto infatti la Storia dell’Italia marittima è conosciuta ed esaltata nei nostri programmi scolastici ? Quanto ne sanno le giovani generazioni? E cosa rimane, nella nostra memoria collettiva, delle grandi, mitiche figure di “uomini di mare” che hanno segnato la Storia del mondo? Qualche lapide sbiadita nella toponomastica delle nostre città e qualche isolato monumento, a rischio “censura” da parte delle schiere della cancel culture. Eppure la marittimità dovrebbe essere una priorità della nostra narrativa nazionale, ritrovando nel Mediterraneo il “segno del proprio destino – come ricordava Ferdinand Braudel – poiché ne costituisce l’asse meridiano e le è dunque naturale il sogno e la possibilità di dominare quel mare in tutta la sua estensione”.
Il messaggio trova interlocutori
Di questa “visione” Valle si è fatto carico con il suo libro, accompagnandolo da una costante opera di divulgazione. Grazie anche alla nuova stagione politica nazionale il suo “messaggio” sembra ora avere trovato nuovi interlocutori. A partire proprio dai vertici delle istituzioni scolastiche. Il primo risultato, primo – c’è da augurarsi – di una metodica azione di “riconquista” della nostra dimensione marittima, arriva da Paola Frassinetti, Sottosegretario all’Istruzione e al Merito, la quale da Genova, città-simbolo della marineria, in occasione della presentazione del libro di Valle, presso il Museo del Mare, ha lanciato sul tema l’idea di un progetto dedicato alle scuole.
La figura di Cristoforo Colombo
“Da Genova – ha dichiarato Frassinetti – porteremo la risorsa del mare nelle scuole di tutta Italia, per affascinare i giovani e sensibilizzarli sul fatto che il mare è storia e ambiente, un’occasione di lavoro e di futuro per gli italiani”. Il progetto, da realizzarsi in collaborazione con il Museo del Mare, si muoverà su più livelli: una mostra itinerante che racconti il mare come identità ma anche come futuro; un’iniziativa legata alla realtà virtuale; un grande evento di presentazione che lanci il progetto formativo, proprio da Genova, l’11 aprile, in occasione della giornata nazionale del mare. Collegato a questo “progetto” la volontà di valorizzare nelle scuole anche la figura di Cristoforo Colombo, “un grande italiano e genovese – ha puntualizzato Frassinetti – da difendere contro le polemiche iconoclaste che l’hanno coinvolto”.
Il senso di una cultura identitaria
L’invito di fondo – in linea con le analisi di Valle – è di ritrovare con “la persistenza della memoria”, il senso di una cultura identitaria, di destini geopolitici, di necessità economiche attraverso cui tracciare una prospettiva di lavoro. A partire anche dalla ri-costituzione del “Ministero del Mare”, auspicato dall’autore di Patria senza mare (il libro è uscito prima del varo del Governo Meloni) ed ora finalmente rappresentato nella squadra di governo da Nello Musumeci: un passaggio significativo insieme ad una nuova consapevolezza culturale (rispetto alla quale le scuole possono svolgere un ruolo essenziale) che può riaccendere un interesse nuovo sullo storico rapporto tra l’Italia ed il mare. Gli elementi per invertire una tendenza negativa ci sono tutti. Le idee non mancano. Ora si tratta di passare dalle parole ai fatti.