Travaglio infanga Valentino dalla Gruber. Italo Bocchino lo sbugiarda due volte (video)
Scontro sul ministro Carlo Nordio, scontro su Giuseppe Valentino, scontro sulle intercettazioni. Il duello tra Italo Bocchino contro Marco Travaglio nel salotto di Lilli Gruber non è una novità. Il clima conflittuale è un “classico”. Ma la puntata del 18 gennaio finisce malamente, toni aspri, accuse infondate e il direttore editoriale del Secolo d’Italia a tenere testa alle intemperanze- per usare un eufemismo- del direttore del Fatto. Un livore fuori dagli schemi prende Travaglio, che quando si parla di giustizia non è sereno e si vede. Sono invece oltre la decenza il superamento degli argini di civiltà, l’aggressività verbale e le non verità che con paziente lavoro di replica Bocchino rintuzza una ad una. Il punto più basso Travaglio lo raggiunge quando infanga l’onorabilità di un galantuomo come Giuseppe Valentino. “Per me è un presunto innocente- attacca Travaglio- . Ma a me preoccupa la sua biografia. È un signore che risulta in contatti strettissimi con un certo Paolo Romeo, che non c’entra niente con l’amico di Bocchino, quello dello scandalo Consip”. “Anche amico tuo…”, ribatte subito Italo Bocchino. Che poi inchioda l’interlocutore ricordandogli qualche cosina non proprio secondaria. E Travaglio “sbrocca”.
Bocchino sbugiarda Travaglio: “Mi hai chiamato per farti togliere la querela…”
“Mai stato. Non l’ho mai conosciuto”, strilla sulla difensiva il direttore de Il Fatto quotidiano. “Qualche frequentazione l’hai avuta… Gli hai fatto un’intervista fatta da te”, lo incalza Bocchino. “Non sono stato né intercettato né rinviato a giudizio per traffico di influenze come te e Romeo”, attacca alla cieca Travaglio schizzando veleno e fango. Quindi Bocchino lo inchioda e gli ricorda un fatto imbarazzante: “Sono lo stesso che chiamasti per chiedermi la cortesia di farti togliere le cause che ti aveva fatto Romeo e che ti sarebbero costate molto. Ho ancora i tuoi messaggi di ringraziamento, Marco”. Travaglio impallidisce e si difende accusando e delirando: “Comunque- taglia corto- Paolo Romeo, “è un neo fascista, reo confesso di aver ospitato Franco Freda durante la latitanza. Come fa il partito del presidente del Consiglio a proporre alla vicepresidenza del Csm uno che ha queste frequentazioni? È una questione di opportunità politica”.
“Valentino faceva il suo lavoro da avvocato penalista”
Italo Bocchino lo sbugiarda una seconda volta rimettendo le cose in chiaro sul fango gettato sull’onorabilità di Valentino: “E’ conosciuto a destra e a sinistra come un galantuomo, un avvocato di grido, già sottosegretario alla Giustizia. Sapete qual è il rapporto con Romeo? Era il suo avvocato, svolgeva la sua professione. Il caso di cui parli è del 2004″, ricorda Bocchino che pazientemente incalza Gruber e a Travaglio: “Dopo 19 anni fa viene fuori la questione, che civiltà giuridica è questa? Guarda caso, il giorno e l’ora in cui Valentino sta per essere eletto vicepresidente del Csm, una “manina” da un ufficio, un parlamentare grillino e due testate giornalistiche tirano fuori tutto. Non è civiltà giuridica. Allora, gli avvocati penalisti chi devono difendere, se non coloro che sono sotto processo?”. Gruber si trova in difficoltà e chiama il ‘”punto” di Paolo Pagliaro. Meglio, non è aria. Un’ ultima stoccata godibilissima. Quando Travaglio spara a zero contro il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dicendo che non si sente garantito, Bocchino gli risponde: “C’é chi si sente garantito più da Dj Fofò, all’anagrafe, Alfonso Bonafede. Ognuno si sente tranquillo come meglio crede…”