Amanda Knox ha incontrato il pm che l’aveva indagata. Il racconto dell’ex magistrato

1 Feb 2023 13:59 - di Mia Fenice
Amanda Knox

Amanda Knox, condannata e poi assolta per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher il 1° novembre 2007 a Perugia, ha voluto incontrare il suo “inquisitore”, il sostituto procuratore Giuliano Mignini che l’aveva indagata insieme a Raffaele Sollecito, dopo essere stata con lui in contatto epistolare negli ultimi tre anni. E’ lo stesso magistrato, in pensione dal 2020, a rivelare il loro incontro nella nuova edizione del suo libro Caso Meredith Kercher. Una vicenda giudiziaria tra due continenti, appena uscita dall’editore Morlacchi: rispetto alla prima edizione pubblicata nel novembre scorso, l’autore ha aggiunto ora il capitolo “Messaggio ai lettori”.

Amanda Knox incontra il pm che l’aveva indagata

Il colloquio in presenza tra la giovane americana, che in primo grado fu condannata a 26 anni dalla Corte di Assise di Perugia, e Mignini è avvenuto venerdì 17 giugno 2022, poco più di tre anni dopo la prima richiesta di incontro inoltrata, per lettera, l’8 aprile 2019. L’incontro è avvenuto nei pressi di Perugia, alla presenza di don Saulo Scarabattoli, cappellano del carcere del capoluogo umbro, amico di entrambi.

La mattina del 17 giugno 2022 Mignini, insieme a don Saulo, si è recato all’appuntamento con Amanda Knox e “siamo stati insieme per quasi tutta la giornata. Abbiamo anche pranzato insieme – racconta il magistrato nel libro – Al pranzo c’era anche il marito di Amanda, Christopher, e la deliziosa bimba, Eureka Muse, nata l’11 luglio 2021. Il lungo colloquio tra lei e me, presente don Saulo, si è svolto la mattina ed è durato circa tre ore. Non posso entrare in dettagli sul contenuto dell’incontro stesso ma sono rimasto colpito dalla gioia e dalla profonda commozione che Amanda ha dimostrato. La spinta psicologica che Amanda ha provato nel desiderio d’incontrarmi dev’essere molto forte ed era stata da lei coltivata da molto tempo”.

Mignini racconta che Knox si era fatta viva con lui per lettera nella primavera di quattro anni fa. E lo fece alla vigilia di un appuntamento pubblico in Italia: il 15 giugno 2019 avrebbe partecipato ad un incontro a Modena al “Forum Monzani”, organizzato dalla Camera penale di Modena, con la partecipazione dell’associazione Innocence Project. Con ogni probabilità, nelle sue intenzioni iniziali, lei avrebbe voluto coniugare quella sua partecipazione con l’incontro con Mignini, a cui pensava da anni. Ma l’allora pm declinò l’invito facendo presente che avrebbe potuto incontrarla solo dopo il suo pensionamento. “Sarebbe iniziato, da allora, un rapporto epistolare che si protrae sino ad oggi con piena soddisfazione reciproca, che tuttavia abbiamo deciso di mantenere privato”, scrive Mignini nel libro.

Qual è stato il messaggio con cui Amanda Knox ha esordito? “Lo posso dire perché la ragazza di Seattle lo ha proclamato pubblicamente a Modena e lo ha sempre confermato nel corso di questi anni – racconta Mignini – È molto semplice: la premessa è che lei avrebbe voluto conoscermi, debbo ritenere, dall’inizio delle indagini. Fin dalla notte del fermo e successivamente. Il contesto giudiziario, fatto di ‘ruoli’ contrapposti e il fatto che gli unici contatti con me fossero nelle ‘stanze degli interrogatori’ e nelle ‘aule di giustizia’ erano, però, di ostacolo a questa conoscenza personale e ciò la faceva soffrire. Finito il processo e, soprattutto, dopo avermi visto al di fuori del mio ruolo, si era rafforzato il suo desiderio e aveva preso il coraggio di contattarmi. Sperava di far coincidere il tanto atteso incontro con me con la sua partecipazione all’incontro di Modena, ma, visto che ero indisponibile in quel momento, ha accettato di attendere il mio pensionamento, prima di incontrarmi e, nel frattempo, ha cominciato l’intenso rapporto epistolare con me. L’attesa si è protratta perché, nel frattempo, era scoppiata l’epidemia del Covid, ma, finalmente, il 17 giugno dello scorso 2022 abbiamo, di comune accordo, fissato la data del nostro incontro nei pressi di Perugia”.

Lei avrebbe voluto che Mignini fosse presente anche ad un successivo incontro con i suoi familiari a cui si sarebbero dovuti aggiungere i suoi avvocati Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova, ma l’ex pm ha “ritenuto di rinunciare a questo secondo incontro, per evidenti ragioni di opportunità, anche perché vi sarebbe stata un’apericena e la mia presenza, insieme ai suoi legali, mi sembrava inopportuna”.

Amanda, il racconto del pm

All’inizio, sull’onda delle continue riserve e pressioni a non fidarsi che erano venute da più parti, anche da persone che lo avevano messo in guardia nei confronti di Amanda ma che erano animate dalle migliori intenzioni, “qualche riserva e qualche cautela” l’aveva anche Mignini.

“Ma sono andato avanti, dritto, nel rapporto con lei perché, ormai, la conosco, gli altri, no. E ho capito che non c’era alcun inganno in lei. Solo il bisogno di aprirsi e di dirmi tutto del suo mondo, di dirlo solo a me e di sentirmi parlare della mia vita – scrive Mignini – C’è un particolare che è più eloquente di ogni altra considerazione, una delle cose che mi hanno più stupito di lei, in questa sua svolta: il fatto che ci tenga a rendermi partecipe della sua vita più intima. Mi manda le foto della sua vita familiare e, soprattutto, della piccola, dolcissima Eureka il cui volto lei lo nasconde a tutti, perché ha paura dei paparazzi, come dice, meno che a me e a don Saulo. Amanda mostra spessissimo le foto di Eureka, fin da quando aveva pochi giorni, a me e don Saulo, mentre nel secondo caso era comprensibile, perché le era sempre stato amico e un prezioso sostegno fin dal suo fermo e arresto, per me, questo atteggiamento aveva ed ha un che di straordinario perché io sono quello che l’ha messa in carcere e ne ha chiesto la condanna”.

Perché è nato in Amanda questo interesse per il suo ex inquisitore? “Non lo so. Questo è un mistero che va rispettato – scrive ancora Mignini – Forse, le avrà parlato di me don Saulo che mi conosce, come suo vecchio parrocchiano, esattamente dal 1967. Amanda, come me profondamente curiosa, rassicurata da don Saulo, cominciò a interessarsi di me, unico tra tutti gli inquirenti in cui lei avrebbe potuto scorgere, forse, non lo so, un briciolo di umanità e di comprensione. È come se, nonostante tutto e nonostante io fossi il pm, lei sentisse di potersi fidare completamente di me. Questo è quello che deve essere successo in lei. Ancora oggi m’interrogo sul bene che, nonostante i miei difetti, lei deve avere visto o immaginato di vedere in me. S’è instaurato così un rapporto unico e credo di poterlo definire straordinario. Un rapporto in cui, da un lato vi è il passato dei ruoli processuali contrapposti, senza possibilità, almeno per ora, di una composizione di questa diversità di vedute sul processo. A questo riguardo, debbo dire che, nonostante la mia grande pazienza e il mio sforzo di far comprendere ad Amanda che il quadro che è emerso dal processo, al di là delle innegabili anomalie dell’ultima sentenza della Corte di Cassazione, sia tutt’altro che inquadrabile in un ‘errore giudiziario’, non sono riuscito a convincerla”.

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