Autonomia, Bonaccini strepita. Ma anche lui voleva la scuola regionalizzata: ecco le prove

4 Feb 2023 13:38 - di Valerio Falerni

Va bene il congresso. E ok pure a quell’aliquota d’incoerenza in funzione di antidoto alla fissità degli spiriti morti, ma sottoscrivere un documento e poi rimangiarselo è un’altra cosa. In verità, Stefano Bonaccini (è di lui che scriviamo) ha fatto di peggio: da presidente dell’Emilia Romagna ha firmato le pre-intese sull’autonomia differenziata che ora, da candidato alla segreteria del Pd, accusa di «attentare all’unità nazionale». Roba da far impallidire il miglior Fregoli. Ma tant’è: con Zaia e Fontana, governatori rispettivamente di Veneto e Lombardia, Bonaccini è uno dei tre presidenti che ha chiesto più poteri e più risorse per la propria Regione. Tutto nero su bianco, con tanto di firma su carta intestata.

Bonaccini chiese più autonomia per l’Emilia Romagna

Certo, chiunque ha diritto di cambiare idea. A patto, però, che ne spieghi le ragioni. Bonaccini, invece, tira a scordare, a far cadere nel dimenticatoio. Scommette sulla memoria corta degli altri e non disdegna di sfilare nel carnevale della sinistra travestito anche lui da paladino della intangibile unità della patria. Peccato che i suoi compagni siano gli stessi che hanno sconquassato il Titolo V della Costituzione. E che non hanno perso occasione, a cominciare dai dioscuri simil-sudisti De Luca ed Emiliano, ad atteggiarsi a controparte dello Stato. Eppure è da questo pulpito che oggi arriva il sermoncino sulla necessità di preservare l’unità nazionale.

Nel 2018 siglò le pre-intese con il governo Gentiloni

Ma se l’autonomia è, in tal senso, pericolosa perché Bonaccini l’ha prima chiesta e poi ne ha sottoscritto patti e condizioni? Com’è che la magica pozione di ieri è diventata oggi una imbevibile ciofeca? Ma lasciamo parlare il diretto interessato. È il 28 febbraio 2018 e Bonaccini ha appena sottoscritto le pre-intese sull’autonomia differenziata con il governo Gentiloni, rappresentato dal sottosegretario Gianclaudio Bressa. Ecco le sue parole: «È la prima volta che si mette una firma a un preaccordo, il prossimo Parlamento e il governo non potranno non tener conto di questo accordo». Chiaro?

Tra le competenze richieste anche l’istruzione

E ancora: «Non sono più risorse da Roma ma più risorse trattenute alla fonte per la gestione di alcune competenze, per garantire alcune peculiarità». Quali? «Penso al manifatturiero, l’istruzione o l’ambiente». Avete letto bene: c’è anche l’istruzione. La stessa materia contro la cui regionalizzazione oggi la sinistra, con in testa lo stesso Bonaccini, si è schierata “a testuggine“. Uno così, in altri tempi, non avrebbe fatta tanta strada. Oggi, invece, questo campione di incoerenza ha ottime chance per diventare leader di un importante partito. Non ci resta che piangere. Davvero.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *