Benifei, capodelegazione Pd a Bruxelles, smentisce Panzeri: “Nessun contatto col Marocco”
“Né io né il mio assistente abbiamo incontrato l’ambasciatore marocchino Atmoun”: lo dice in un’intervista a La Stampa Brando Benifei, capo delegazione del Pd al Parlamento europeo dal 2019, respingendo ogni coinvolgimento nello scandalo del Qatargate, nel quale è stato tirato in ballo da Antonio Panzeri.
La replica dell’europarlamentare dem Brando Benifei
“A parte il fatto che non ravviso alcun reato nell’incontrare ambasciatori o esponenti delle comunità straniere, posso tranquillamente affermare che non ho mai inviato il mio assistente a Roma per partecipare a quella riunione – spiega -. Era stato Panzeri a insistere affinché ciò avvenisse, ma a me la cosa pareva del tutto inutile. Non mi interessava affatto e ora comprendo il perché di tutta la sua insistenza”.
“Antonio Panzeri è un criminale reo confesso, mente su di me”
“Antonio Panzeri è un criminale reo confesso ed è stato lui stesso a spiegare ai magistrati che voleva creare una relazione, un link, tra i pagatori marocchini e chi aveva un ruolo in Europa – aggiunge Benifei – Era lui che aveva un intessere ad accreditarsi presso il Marocco. Ma questo non significa che sia vero anche il resto della sua versione. Perché sfido chiunque a dimostrare che il mio assistente partecipò a quell’incontro di Roma o che io abbia mai incontrato questi rappresentanti delle comunità”.
A organizzare l’invito a quella riunione e a proporre contatti per conto di Panzeri, secondo Benifei, “fu il suo assistente Giuseppe Meroni. Chiedano quindi a lui se io dico la verità oppure no. Inoltre, lo scarto tra me e Mercedes Bresso, prima dei non eletti dopo di me, è stato di 7mila voti. Non mi pare di aver avuto bisogno dei voti di questa comunità, con cui non ho alcun contatto, per passare”.
Qatargate, la deposizione bomba di Panzeri
Panzeri aveva tirato in ballo nella sua deposizione ai magistrati belgi, in particolare tre europarlamentari dem: Alessandra Moretti, Brando Benifei e Andrea Cozzolino
Il gancio sarebbe Abderrahim Atmoun, ambasciatore marocchino a Varsavia e grande amico di Panzeri. Poiché quest’ultimo si rifiutò di candidarsi alle elezioni europee del 2019, Atmoun chiese di indicargli chi “poteva aiutarlo in Italia”.
Che cosa ha detto Panzeri su Benifei, Moretti e Cozzolino
«Gli ho dato i nomi di Benifei, Moretti e Cozzolino. Questi parlamentari erano rappresentati dai rispettivi assistenti durante un importante incontro che si è tenuto a Roma con Atmoun eil responsabile dei cittadini marocchini nel mondo di cui non ricordo più il nome», dice Panzeri agli inquirenti, secondo quanto riportato ieri da Repubblica. «La comunità italo-marocchina è la seconda straniera in Italia, e ascolta con attenzione le direttive date da questo uomo di Stato. Decisivi sono stati gli italiani di origine marocchina che hanno votato. In effetti i tre parlamentari sono stati eletti con pochissima differenza rispetto ai loro concorrenti», mette a verbale Panzeri. Insomma, senza le preferenze della comunità marocchina i tre europarlamentari dem non avrebbero mai avuto un comodo scranno a Strasburgo.
Brando Benifei con Andrea Giorgis, parlamentare, e Francesco Boccia, ex ministro. Torino, 19 settembre 2021 ANSA/JESSICA PASQUALON