Anni di piombo, Rampelli: «Si indaghi, i giovani uccisi non sono figli di un Dio minore»
Gli anni di piombo, pagine ancora rimaste bianche su cui Rampelli vuole che emerga la verità. «La mia proposta per l’istituzione di una commissione di inchiesta si concentrava sulla violenza politica negli anni ‘70 ed escludeva volutamente le stragi sia perché sapevo che c’era una energica contrapposizione di una parte della sinistra ad indagare sulle stragi e sia perché c’è già stata una commissione di inchiesta sulle stragi, presieduta dal senatore Pellegrino, mentre non c’è mai stata una commissione di inchiesta su quella guerra civile strisciante che ha accompagnato a morte decine e decine di ragazzi innocenti di destra e di sinistra, evidentemente ritenuti figli di un Dio minore». È quanto afferma all’Adnkronos il deputato FdI e vicepresidente della Camera, che ha presentato una proposta di legge per una Commissione di inchiesta sugli anni di piombo, riguardo all’iniziativa del deputato Avs Filiberto Zaratti che ha presentato una proposta di legge sul tema.
Anni di piombo, Rampelli: capire chi c’era dietro
«Anche per offrire un esempio alle giovani generazioni è utile conquistare la verità storica sulla strategia della tensione e, al di là dei verdetti giudiziari che quasi sempre si sono risolti in un nulla di fatto, l’obiettivo della commissione di inchiesta è quello di ricostruire quegli anni e capire chi c’era dietro la spirale di odio che ha insanguinato strade e piazze delle più grandi città italiane», sottolinea Rampelli. «La domanda è persino banale: come poteva un ragazzo di 15-25 anni entrare in possesso di armi sofisticate come mitragliette o di chili e chili di tritolo? Chi ha fatto circolare le armi? Da dove sono uscite fuori? Quale era l’obiettivo della strategia della tensione?», si chiede.
L’obiettivo della commissione d’inchiesta
Sempre in merito agli anni di piombo, Rampelli si dice comunque disponibile eventualmente ad allargare l’oggetto dell’inchiesta della Commissione allo stragismo, se questo fosse l’obiettivo dell’opposizione, ma sottolinea come l’elemento davvero inedito su cui indagare è la violenza politica degli anni ’70: «Stefano Mattei è morto a otto anni bruciato vivo, il papà di Francesco Ciavatta per tre volte ha tentato il suicidio ingurgitando acido muriatico per provare il dolore del figlio. Ma posso aggiungere l’esecuzione brutale, dall’altra parte della barricata, di Valerio Verbano», osserva sottolineando che nel testo della sua proposta di legge non c’erano «discriminazioni di sorta» e spiegando di aver «riscritto la relazione introduttiva» del provvedimento che in precedenza parlava solo di alcune vittime, proprio «per dare la giusta natura bipartisan non solo alla proposta di legge ma anche alla relazione».