Concita De Gregorio risentita con il Pd: la vecchia guardia si ritiri, basta con i candidati opachi
Concita De Gregorio ne ha sempre una nel sacco, di freccia, da scagliare contro qualcuno. Morbida con gli elettori di sinistra che sono rimasti a casa (tesi consolatoria ma non del tutto esatta perché l’astensione ha colpito anche il centrodestra) e intransigente con la classe dirigente dem che non ha saputo mettere in campo alternative valide. E poi – ammette in una paginata di sfogo sulla Stampa – Giorgia Meloni è davvero brava. “Vince, stravince e hai voglia a dire che non è una fuoriclasse, che esagerazione. Fatelo voi, se vi riesce, di portare un partito da 3 al 30 in una briciola di anni: fatelo, come mai non lo fate?”.
Ma il punto dolente arriva più avanti. Quando Concita ammette che le sceneggiate politiche di Sanremo non sono servite a nulla. “Com’è che la presunta cultura egemone, quella di sinistra – scrive – non esprime una cultura politica? Com’è che i fan di Benigni, di Madame, di Tananai che mette gli ucraini nella sua canzone e spopola nelle radio poi non trovano la forza di alzarsi mettesi il cappotto sopra il pigiama e andare al seggio, il giorno dopo? La risacca, probabilmente. Il senso di inutilità del gesto”.
Quindi l’affondo: “Candidati opachi, senza carisma, frutto di mediazioni fra nemici interni. I più amati, a sinistra, i più votati dagli elettori sono stati regolarmente messi alla porta. Sarebbe lunghissimo l’elenco dei consiglieri assessori e deputati non ricandidati – non ammessi alle primarie – sebbene assai popolari fra gli elettori, tuttavia non “in quota” di qualcuno”. Torneremo a votare, conclude la De Gregorio quando”ci sarà il segnale che la vecchia fallimentare guardia si è ritirata (ma la meraviglia di ritirarsi? Avendo ormai messo da parte una rendita, vi prego, valutatela: la vita è breve e sempre grande il ritardo) ecco, fino a quel momento nulla cambierà. Meloni governerà finché non ci sarà un’alternativa che non sia quella dei soliti noti sotto mentite spoglie”.