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Macron

Conte, Calenda, Gelmini: quelli che ha sempre torto Meloni e sempre ragione Macron

Politica - di Valerio Falerni - 9 Febbraio 2023 - AGGIORNATO 10 Febbraio 2023 alle 10:14

Forse aspirano ad essere insigniti della Legion d’onore. Del resto, in Italia l’onorificenza abbonda quasi quanto quella dei Cavalieri al merito della Repubblica. Con la differenza che quest’ultima è italiana mentre la prima è francese. In verità, ce ne sarebbe anche un’altra, tutta politica: l’onorificenza d’Oltralpe viene appuntata solo su petti di sinistra. Qualche anno fa – tanto per citare qualche nome e cognome – la restituirono Sergio Cofferati, Giovanna Melandri e Corrado Augias, giustamente sdegnati al solo pensiero di ritrovarsi sul bavero lo stesso distintivo consegnato da Macron ad al-Sisi, il raìs egiziano, pesantemente compromesso con la brutale uccisione del nostro Giulio Regeni.

Macron li insignisca della Legion d’onore

Eh sì, forse ci toccherà farcene una ragione: da sempre la Francia può contare su profonde simpatie, ovviamente non ricambiate, da parte di pezzi consistenti e autorevoli della nostra classe dirigente. Non stupisce, perciò, che esponenti politici come Maria Stella Gelmini (quam mutata ab illa!), Carlo Calenda e Giuseppe Conte attacchino Giorgia Meloni se questa fa notare che invitare Zelensky a cena all’Eliseo alla presenza del solo Olaf Scholz non era proprio uno spot in favore della Ue e della tanto predicata e poco praticava unità europea. Ragionevole, no? Non per i tre aspiranti alla Legion d’onore, lestissimi a sproloquiare di «autogol» di una Meloni «vittima della sua stessa narrazione da partito di opposizione». L’underdog, insomma, uccide ancora.

A sinistra diversamente patrioti

Morale: chi fa danni alla compattezza europea sull’Ucraina non sono Macron e Scholz, che trattano gli aiuti a Kiev alla stregua di un dossier franco-tedesco, ma la Meloni che lo fa notare. Chissà, forse il patriottismo è come il coraggio di don Abbondio: se uno non ce l’ha, non se lo può dare. Fatto sta che  in questo mix tra paraculismo e provincialismo hanno sempre ragione gli altri e torto noi. Sia come sia, purtroppo per loro, a cancellare ogni dubbio in merito ha provveduto lo stesso Macron, rivendicando la scelta fatta. «Germania e Francia hanno un ruolo particolare da otto anni su questa questione», è stata la sua replica. Che un po’ ricorda quella del Marchese del Grilloio so io e voi nun siete un c…o»).

La guerra in Ucraina non riguarda solo Parigi e Berlino

Ironie a parte, è evidente che la toppa del presidente francese è peggiore del buco. Riesumare gli accordi di Minsk, mediati all’epoca da Hollande Merkel, per giustificare l’esclusiva franco-tedesco sull’Ucraina è una pretesa alquanto singolare. E sì, perché alla luce della furia della guerra in corso quegli accordi sono ormai preistoria. La realtà è ben diversa e molto più prosaica: Macron e Scholz hanno problemi politici interni e utilizzano il loro arrugginito asse solo per nasconderli. Ma l’Ucraina non è solo affar loro visto che anche l’Italia paga un tributo salatissimo al conflitto in corso. La Meloni lo ha solo ricordato. A buon diritto. Se ne facciano una ragione anche i macroniani di casa nostra.

 

 

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di Valerio Falerni - 9 Febbraio 2023