Contestano la Meloni pure sul Titanic, ma il premier ha ragione. Morirono anche i più ricchi
A Bruxelles, Giorgia Meloni ha usato la metafora del Titanic per farsi capire da tutti e per replicare alle accuse delle opposizioni. «Quando si dice che l’Europa ha una prima classe e una terza classe, vale la pena di ricordarsi del Titanic. Perché poi, quando la nave affonda, non importa quanto hai pagato il biglietto».
“Europa con prima e terza classe? Ricordate come finì sul Titanic”
Siamo sulla stessa barca, anzi, sulla stessa nave. Messaggio chiaro per Macron e Scholz, ma anche per chi rimprovera il nostro premier di alzare troppo (e inutilmente) la voce. Più chiaro di così, si muore. Anzi, si affonda, per restare nella citazione marittima. Eppure, persino l’osservazione che avrebbe soddisfatto anche un francese come il signor Lapalisse, ha trovato risposte polemiche.
Come ha fatto il sito Dagospia, che ha ripescato un’antica intervista al regista James Cameron, che incentrando il suo film come metafora della “lotta di classe” con i ricchi cattivi e i poveri buoni, è diventato il cineasta più ricco di Hollywood.
I più ricchi a bordo non si sono salvati
Tuttavia, la realtà storica è esattamente il contrario: i passeggeri più ricchi a bordo andarono a fondo con la nave come l’ultimo passeggero di terza classe. Qualche esempio illuminante? Uno degli uomini più ricchi del mondo dell’epoca. John Jacob Astor IV, proprietario del famoso Waldorf-Astoria. E ancora, l’erede del patrimonio Guggenheim, Benjamin, morto assieme al suo maggiordomo e al suo autista. La figlia Peggy diventerà la nota mecenate dell’arte.
Come pure il ricchissimo proprietario dei grandi magazzini Macy’s, Isidor Straus. Se è vero che fra i 706 sopravvissuti, si salvarono tutti i bambini della prima e della seconda classe e quasi tutte le donne, è vero pure che quasi la metà degli uomini che viaggiavano in prima classe ha fatto la fine del personaggio interpretato da Leonardo DiCaprio: affogata.
L’unico dato dove la metafora Titanic ci vede davvero soccombenti è la nazionalità dei passeggeri: sui 37 italiani a bordo, ci furono purtroppo solo tre sopravvissuti. Di certo, rivedersi il film e rileggersi la storia, farebbe comodo a tanti, soprattutto a Parigi e a Berlino.