Cospito, indagato Delmastro. FdI: “Tutto chiarito, ma che strano quest’altro spiffero…”
Il sottosegretario Andrea Delmastro, secondo quanto trapelato su alcuni organi di stampa, domani sarà sentito dai pm di Roma nell’ambito dell’inchiesta per rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio. L’inchiesta è scaturita da una denuncia “politica” di Angelo Bonelli sul caso delle conversazioni in carcere dell’anarchico Alfredo Cospito con i mafiosi, di cui ha parlato il deputato di FdI Giovanni Donzelli in un intervento alla Camera e su cui il ministro della Giustizia Nordio ha già fatto chiarezza spiegando che quei documenti svelati dal sottosegretario non erano secretati. Delmastro, a quanto riferito, sarebbe indagato dalla Procura come atto dovuto a fronte di una denuncia e a tutela del bersaglio della denuncia stessa. Dunque, non sorprende. Altri sono, invece, gli elementi che lasciano interdetti in questa vicenda.
FdI: «Tutto sarà chiarito, per il ministero non erano atti secretati»
Il primo è un «bel cortocircuito» rilevato da FdI. Spiegando di avere «la certezza che tutto sarà chiarito in tempi brevi, per poi continuare con più slancio di prima la nostra lotta a schiena dritta e a volto scoperto alla criminalità organizzata», i capigruppo del partito alla Camera e al Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan, hanno evidenziato che «apprendiamo dai giornali che il sottosegretario Delmastro sarebbe indagato per rivelazione del segreto d’ufficio. Con un piccolo particolare: i documenti che avrebbe riportato secondo il ministero della Giustizia non sarebbero secretati, mentre sicuramente è coperta dal segreto l’indagine a suo carico, che invece sta sui giornali». Eccolo là, il cortocircuito. «Ma tant’è… andiamo avanti», hanno chiosato i due.
Mantovano: «L’indagine non è una condanna, la posizione di Meloni non cambia»
Sul caso è intervenuto anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ricordando che «l’iscrizione nel registro degli indagati non è una condanna né tantomeno un’affermazione di responsabilità». Dunque, ha aggiunto, «non c’è nulla di diverso da quanto già detto dal premier sul punto» delle dimissioni.
Una sinistra che non si smentisce mai
L’altro elemento che lascia interdetti, per usare un eufemismo, è dover prendere atto che la sinistra non perde mai il vizio di cercare per via giudiziaria quello che non le riesce per via politica. Per giorni e giorni la sinistra tutta, in coro, ha continuato a chiedere le dimissioni di Delmastro e Donzelli, “rei” di aver parlato del fatto che in carcere l’anarchico Alfredo Cospito condivideva con i mafiosi strategie e propositi sull’abolizione del 41 bis. Ovviamente, si trattava non solo di una battaglia politica persa, ma del solito boomerang, sia perché il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha ampiamente chiarito che Delmastro e Donzelli non hanno rivelato segreti, sia perché portata avanti da gente che ha perso ogni residuo briciolo di credibilità nel momento in cui, volendo visitare Cospito in carcere, si è ritrovata a parlare anche con i mafiosi suoi sodali nella battaglia contro il carcere duro. Che fare, dunque? Quello che a sinistra fanno sempre: portare la criminalizzazione a un altro livello, quello giudiziario, con un bell’esposto rispetto al quale la Procura non poteva far altro che aprire un’indagine, come ha fatto.
Prima denunciano Delmastro, poi chiedono le dimissioni perché indagato: ma un po’ di decoro?
E torniamo in questo modo al punto di partenza: la richiesta di dimissioni di Delmastro e Donzelli, ritirata fuori con un tempismo straordinario. Un quarto d’ora dopo che l’agenzia di stampa Adnkronos aveva battuto la notizia del colloquio di Delmastro in Procura, Bonelli già chiedeva le dimissioni immediate sue e di Donzelli, seguito a ruota da M5S e compagni. A pensar male, si potrebbe sospettare che il deputato di Avs il comunicato lo avesse pronto lì, tipo certi coccodrilli che le redazioni preparano quando pensano che qualche personaggio noto stia per lasciarci. Il problema è che qua il coccodrillo (politico) non serve né per Delmastro né per Donzelli, ma per il decoro della sinistra, che da tempo sta con un piede nella fossa e che ora sembra pronto per farsi seppellire definitivamente.