Decreto Ong, ‘ingerenza’ dei parlamentari tedeschi sui colleghi italiani: “Non votatelo”
Con 202 voti a favore, 136 contrari e 4 astenuti, la Camera dei deputati ha approvato la fiducia al decreto sui flussi migratori, noto anche come decreto Ong.
Alla vigilia del voto finale dell’aula di Montecitorio (il testo dovrà successivamente passare all’esame del Senato) arriva l’entrata a gamba tesa del Bundestag, sull’attività del parlamento italiano.
Sessantacinque parlamentari (quasi tutti della sinistra tedesca) hanno infatti rivolto un appello al nostro Parlamento a non approvare il decreto ong senza modifiche. Un appello affinché le Ong abbiano ancora mano libera, come fatto finora, con le navi di soccorso dei migranti come quella comandata da Carola Rackete.
Nella lettera che sponsorizza i “taxi del mare”, scritta su proposta di Julian Pahlke (Verdi) e Hakan Demir (Spd), i parlamentari chiedono ai colleghi italiani di “battersi per il rispetto senza riserve del diritto internazionale”. Sul decreto voluto dal centrodestra al governo c’è molta “preoccupazione”, si legge nel messaggio.
I parlamentari tedeschi riconoscono tuttavia che “l’Italia, nel passato, è stata spesso lasciata sola in fatto di politica migratoria, anche dall’Unione europea. Noi ci professiamo favorevoli a una responsabilità comune europea nei confronti delle persone che cercano protezione nell’Unione europea. L’Italia, con la sua posizione ai confini esterni dell’Ue, in mezzo al Mediterraneo, non deve essere lasciata sola ad affrontare questo compito. E’ necessario fornirle aiuto e provvedere a una ripartizione solidale dei rifugiati nell’Unione europea”.
Un assist per la sinistra italiana, con Angelo Bonelli che esulta per la lettera dei colleghi tedeschi: “Il rispetto del diritto umanitario riguarda tutti, e i Parlamenti dei paesi europei hanno il dovere di ricordare e sollecitare il rispetto delle convenzioni internazionali. Il decreto del Governo Meloni sulle ONG viola i diritti umani e internazionale e ricalca l’orribile decreto che fu approvato nel 2018 dal Governo giallo-nero”.