Fedez voleva fare scandalo ma è risultato solo scontato e noioso. Quasi meglio la letterina petalosa della moglie
Una serata lei, la serata dopo lui. Chiara e Fedez. I Ferragnez monopolizzano il festival di Sanremo con la compiacente regia di Amadeus – ma sarà il suo ultimo festival almeno? – ma non brillano. Non graffiano. Non lasciano traccia che non sia volatile come un tweet d’occasione. Lei con un nude look che non farà la storia della moda che legge una letterina petalosa alla “piccola Chiara” , cioè a se stessa. La sera dopo arriva Fedez e si esibisce nel suo solito comizietto rappato. Stavolta non contro Salvini, non per la legge Zan ma contro il governo. Strappa la foto di Galeazzo Bignami mascherato da nazista, difende Rosa Chemical (che non si può criticare, evidentemente, anche se Benigni ha appena fatto un sermone sull’articolo 21 della Costituzione). Se la prende con la ministra Roccella rea, anche lei, di avere detto la sua opinione sull’aborto. Per lei non vale l’articolo 21? Ma Fedez magari non ci arriva.
Fedez contro Bignami e Roccella
“Se va a Sanremo Rosa Chemical scoppia la lite/ forse è meglio il viceministro vestito da Hitler. Purtroppo l’aborto è un diritto/Sì ma non l’ho detto io, l’ha detto un ministro/A volte anch’io sparo cazzate ai quattro venti ma non lo faccio a spese dei contribuenti”, canta Fedez mostrando la foto del viceministro Bignami che poi ha strappato in diretta alla fine della sua esibizione collegato con il Teatro Ariston dalla nave Costa Smeralda. Quindi si prende ogni responsabilità. Gli autori non sapevano. “Il testo di questa canzone non era stato visionato dallo staff Rai e quindi voglio prendermi la piena responsabilità di quello che ho detto.”
Entusiasmo dei media progressisti
Grande entusiasmo da parte dei media progressisti che vedono in Sanremo una sorta di rivincita della bastonata elettorale rimediata tre mesi fa nelle urne. E che sta per ripetersi, domenica, nel Lazio e in Lombardia dove si vota proprio quando Amadeus avrà da poche ore proclamato il vincitore della kermesse canora da molti ormai paragonata al Festival dell’Unità (copyright Capezzone) oppure al Festival di Sansergio (copyright Belpietro).
Il santino di Amadeus su Repubblica
Francesco Merlo su Repubblica suggerisce oggi che la nuova resistenza parte proprio da Amadeus. “Abbiamo, tutti, capito tutto, quando abbiamo visto Amadeus, ieri mattina, mettere in riga Salvini con più fierezza e con più nerbo di Enrico Letta: «Se non le piace Sanremo si guardi un film». Toh, chi l’avrebbe mai detto che questo sarebbe diventato il Festival della Nuova Resistenza, l’opposizione più allegra ma più decisa a Giorgia Meloni…”. Merlo si lascia andare a pennellare anche il santino di Morandi: “Resterà nell’iconografia più raffinata del Paese quel Gianni Morandi che lunedì sera ha esibito l’umile saggezza che manca al Terzo Polo di Calenda&Renzi e ha spazzato per terra impugnando la scopa del lavoro socialmente utile, ben più progressista del reddito di cittadinanza di Giuseppe Conte”.
Domenica si torna alla dura realtà…
Ma è Amadeus il nuovo idolo, il ducetto della nuova resistenza in cerca di partigiani immaginari: “Amadeus – chiosa Merlo – è diventato più potente di qualsiasi potere politico italiano, commissioni parlamentari, Vigilanza e manuali Cencelli, più importante dei ministri Sangiuliano, Roccella, Lollobrigida, e pure di Fazzolari con la pistola, e di tutti quelli che stanno per mettere le mani sulla Rai. Ed è più potente della stessa Rai che, ipertrofica e anacronistica, si tiene a galla solo con Sanremo. Ebbene, Amadeus, scialuppa di salvataggio del Titanic, è ora pure il leader a sua insaputa della Nuova resistenza, l’eroe per caso”. Sembra Lercio ma non lo è. Così come non era satira il pezzo di ieri di Stefano Cappellini in cui si sentenziava che Benigni aveva detto quello che Meloni non aveva avuto il coraggio di dire al momento dell’insediamento del suo governo. Sanremo li ha fatti andare fuori di testa. Meno male che domenica dovranno tornare a confrontarsi con la dura realtà.