Finito il calvario dell’ex bomber della Juventus Michele Padovano: assolto dopo 17 anni. “Vita distrutta”

1 Feb 2023 9:28 - di Marta Lima

Innocente. Dopo 17 anni di calvario processuale, di accuse e di emarginazione dal mondo del calcio, Michele Padovano, ex bomber di serie A, che ha avuto il suo momento migliore nella Juventus, è assolto dall’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Dopo le condanne dei due primi gradi di giudizio, la Cassazione aveva rinviato la sentenza alla Corte di Appello che poi lo ha assolto per non aver commesso il fatto. Michele Padovano, intervistato dalla Stampa, si lascia andare alla commozione: «È il giorno più importante della mia vita, il giorno del riscatto e della verità».

Michele Padovano assolto: era accusato di legami mafiosi e spaccio di droga

Ma perché Michele Padovano era stato arrestato e successivamente assolto? L’ex calciatore finì in carcere nel maggio 2006 in un’operazione dei carabinieri che smantellò un traffico di droga dal Marocco all’Italia. In primo e secondo grado era stato condannato a 6 anni e 8 mesi. “L’arresto fu come un click che spense la luce della mia vita – racconta alla Stampa – Mi ripetevo che sarei uscito, che il momento della verità sarebbe arrivato. Padovano è un po’ l’Enzo Tortora del calcio, a giudicare dai fatti.

Malagiustizia: i 17 anni che sono serviti per arrivare a un verdetto…

«Non si può lasciare in attesa una persona per tutto questo tempo e poi dire “ci siamo sbagliati”. La mia vita è stata stravolta», racconta ancora Michele Padovano. Ci potrebbe essere un ulteriore ricorso, è vero. «Spero di non dover affrontare i supplementari». La vicenda ruotava intorno a un prestito di 35 mila euro in contanti che il giocatore fece all’amico. I soldi ha sempre sostenuto l’ex bomber bianconero servivano per l’acquisto di un cavallo, non per la droga. «Nel maggio del 2006 ero il direttore generale dell’Alessandria in Serie D. Avevo finito una cena al ristorante con amici, quando tre volanti civetta mi hanno bloccato davanti all’ospedale di Torino. Il destino ha voluto che tutto iniziasse proprio dove sono nato e di fronte a dove mi sono sposato. Subito ho pensato che si trattasse di Scherzi a parte, poi per i modi e i tempi che si allungavano ho capito che non era così. Prima 10 giorni di isolamento nel carcere di Cuneo, poi tre mesi nel carcere di Bergamo, reparto speciale». Poi i processi, la decisione di aprire un parco giochi per bambini, l’attesa, la sentenza, il ritorno alla vita.

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