Foibe, Valditara e Frassinetti a Basovizza con gli studenti. Le commoventi foto della visita
Gli studenti di quattro scuole da altrettante città italiane hanno fatto visita oggi alla Foiba di Basovizza. Con loro, oltre ai docenti, c’erano il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, e il sottosegretario, Paola Frassinetti, accompagnati anche dalle associazioni di esuli. La visita nei luoghi della memoria, compresi il Museo di Basovizza e il Magazzino 18 di Trieste, è stata promossa dal Mim con le istituzioni scolastiche e rientra nell’ambito del concorso nazionale dal titolo “10 febbraio: Amate sponde. Ricostruire l’esistenza dopo l’esodo tra rimpianto e forza d’animo”, rivolto alle scuole. Valditara l’ha descritta come il riconoscimento di «una parte integrante della storia d’Italia», che deve essere tramandata alle nuove generazioni; Frassinetti ha parlato di «grande emozione».
L’impegno per «conservare e rinnovare la memoria» delle foibe e dell’esodo
«Dobbiamo conservare e rinnovare la memoria della tragedia delle migliaia di italiani uccisi e infoibati e delle centinaia di migliaia di nostri connazionali costretti a esodare dalle terre dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia nel secondo dopoguerra. Quelle tragedie sono state possibili perché l’ideologia ha misconosciuto la centralità della persona, e rinnegato i valori della democrazia», ha detto Valditara. «Proprio oggi che la violenza è tornata ad insanguinare terre d’Europa, è fondamentale ribadire come il rispetto verso ogni essere umano e lo stato di diritto siano i due decisivi baluardi contro ogni barbarie», ha proseguito il ministro, ricordando che la Foiba di Basovizza è il luogo «in cui nel maggio del 1945 hanno trovato la morte i destinatari di un odio implacabile e al tempo stesso è il sacrario in onore di tutte le vittime delle Foibe, nella Venezia Giulia, come a Fiume, come a Zara, dall’8 settembre del 1943 in poi».
Valditara: «Basovizza è stata un abisso, ma è anche il luogo in cui trovare la riconciliazione»
«È per noi – ha proseguito Valditara – il simbolo dell’ondata di violenza politica che si è abbattuta sugli italiani del confine orientale alla fine del secondo conflitto mondiale. Qui riecheggiano la terribile fine di Norma Cossetto e di altre donne e uomini inermi; i cento morti di Vergarolla, prima strage impunita e ancora avvolta di mistero della storia della nostra Repubblica; i trecentomila esuli, che con lo sguardo al di là dell’Adriatico hanno saputo vincere la delusione e il dolore e impegnarsi fino in fondo nel ricostruire la propria esistenza, contribuendo in modo essenziale anche al rilancio del nostro Paese». Ma Basovizza, ha avvertito, «è anche un presidio della memoria, dove raccogliere il sentimento di quanti riconoscono quei drammatici avvenimenti come parte integrante della nostra storia nazionale, che deve essere spiegata alle nuove generazioni». «È stata un abisso, l’emblema dolente dei lutti provocati dallo scatenarsi della furia ideologica e nazionalista che travolge ogni senso di umanità. Oggi però può e deve trasformarsi in luogo di rispetto e di riconciliazione», ha concluso il ministro, ribadendo l’impegno a «contribuire a diffondere nelle scuole di ogni ordine e grado la storia di coloro che furono italiani due volte».
Frassinetti: «Una grande emozione, queste visite vanno intensificate»
«Per me è stata una grande emozione recarmi con gli studenti in un luogo così evocativo, dove duemila italiani sono stati infoibati dai partigiani comunisti di Tito», ha detto Frassinetti. «Le visite delle scuole in questi luoghi devono essere intensificate e il ricordo va sempre tenuto vivo e potenziato, anche alla luce del silenzio assordante che per troppo tempo c’è stato su questi immani e atroci eccidi», ha proseguito il sottosegretario, che ha voluto trasmettere anche attraverso i social ampia parte di queste emozioni: Frassinetti ha postato sia le foto della visita a Basovizza sia quelle della tappa al Magazzino 18 di Trieste (pubblicate di seguito). Una «visita toccante», ha scritto, ricordando che in quel luogo «sono conservati gli oggetti che gli esuli delle Foibe portavano con sé, simboli di una vita abbandonata in fretta e furia, non per propria volontà e verso una direzione ignota».
Le scuole che hanno partecipato alla visita nell’ambito del progetto “10 febbraio: Amate sponde”
Al viaggio della memoria delle foibe hanno preso parte gli studenti dell’ I.C. “San Paolo D’Argon” di Bergamo; della Scuola secondaria di I grado “Giovanni Pascoli” di Caneva-Polcenigo, in provincia di Pordenone; della Scuola secondaria di I grado “Città dei bambini” di Mentana, in provincia di Roma; della Scuola secondaria di II grado “Algeri Marino” di Casoli, in provincia di Chieti.