Il magistrato antimafia Ardita: “Quel rapporto non era segreto. Togliere il 41 bis è un regalo a Cosa Nostra”
“Quel rapporto non era segreto”. Sebastiano Ardita, magistrato antimafia, già direttore del Dap per 9 anni, commenta dalle colonne del Giornale il putiferio scoppiato a Montecitorio dopo l’intervento di Giovanni Donzelli. Che ha citato informazioni avute dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro.”Si tratta di atti su cui si può basare la scelta del ministro di mantenere o revocare il regime”, spiega il magistrato. “Ho sentito parlare di intercettazioni e di documenti riservati. Ma non è affatto così. Non si tratta di notizie di reato. Ma di atti che il ministero può e deve utilizzare. E rendere pubblici se intende mantenere il 41bis”.
Ardita: il rapporto citato da Donzelli non era segreto
Insomma nessuno scandalo. “Il sottosegretario alla Giustizia – spiega il togato – ne dispone legittimamente. E non vedo perché non possa comunicarne il contenuto a un membro del Parlamento. Esistono precedenti. In passato i ministri della Giustizia innumerevoli volte hanno fatto utilizzo di queste note. E ne hanno fatto anche oggetto di comunicazioni pubbliche”.
“È già capitato in passato con altri ministri della Giustizia, nessuna anomalia”
Qualche esempio? È capitato a proposito di Riina, Bagarella, Santapaola e molti altri boss. “Se le critiche del Pd riguardano la mancata revoca del regime, occorrerebbe però anche ricordare che a decidere questa misura è stata l’allora ministro Marta Cartabia. Che appariva decisamente garantista sulle tematiche carcerarie“.
Togliere oggi il 41 bis sarebbe una carta in mano alla mafia
Sul regime del cosiddetto ‘carcere duro’ Ardita non ha dubbi. “Il 41bis è una misura fortemente simbolica della intransigenza dello Stato. Adesso revocarlo significherebbe per il nuovo governo dare un segnale contrario. Specialmente dopo la decisione del tribunale di Sorveglianza che ne ha ritenuto la legittima applicazione. E tutto questo dà il senso di come su questo caso si stia registrando un cortocircuito istituzionale. Che può rivelarsi – conclude il magistrato – davvero come una carta in mano a Cosa nostra per tentare di liberarsi dell’odiato 41 bis”