Il racconto dei superstiti: “In 150 nella stiva, salivamo solo per respirare. Poi fumo e acqua ovunque”
Almeno 150 persone stipate nella stiva della piccola imbarcazione partita dalla Turchia e poi naufragata davanti alle coste di Crotone. Due gli due scafisti “che gestivano la folla” di migranti. “Ci facevano salire per respirare per poi farci scendere sotto la barca”. Così il racconto choc di uno dei superstiti, come risulta dai verbali di fermo visionato dall’Adnkronos.
Dai verbali il racconto dei superstiti della strage
L’uomo salvo per miracolo fa anche una descrizione di uno degli scafisti arrestati. “Era un turco che aveva un tatuaggio sullo zigomo destra. Non guidava ma dava ordini. Lui era sempre seduto. Poi c’erano due pakistani. Uno che era quello che ha gestito lo spostamento da Izmir alla prima barca”.
Il contatto con un palestinese per il viaggio
Una altro racconta di aver lasciato la Siria nel 2015 per andare in Turchia dove ha vissuto per otto anni. “Dopo tanti tentativi andati a vuoto per arrivare in Italia. In cui sono stato arrestato. In questa ultima occasione, tramite Facebook ho contattato tale Abo Naser, palestinese conosciuto tramite un amico che ha organizzato questo viaggio”.
La partenza da Izmir, lo scafista con il tatuaggio
“La partenza era da Izmir – si legge nei verbali – mi trovavo in una casa a Istanbul dove io e altri siamo stati nascosti per una notte. Arrivato di notte a Izmir su un camion con altre 130 persone, ho incontrato un pakistano. Che poi si è imbarcato sino all’arrivo in Italia. Questa persona mi è rimasta impressa perché ha sorpreso mio nipote filmare con il cellulare e lo ha rimproverato, tanto che io ho litigato con lui”.
Tre ore di cammino nel bosco verso la spiaggia
“Da qui ci siamo incamminati per circa 3 ore in un bosco sino ad arrivare presso una spiaggia. Ci hanno raccolto tutti in un punto. Fino a quando qualcuno ha fatto arrivare la barca con un segnale luminoso. È arrivata una prima imbarcazione e siamo stati fatto salire. Iniziato il viaggio, dopo alcune ore la barca ha avuto una avaria ed il personale e l’equipaggio ha fatto arrivare una seconda imbarcazione sulla quale siamo stati fatti salire”.
Un turco, un siriano e due pakistani
La seconda imbarcazione “è arrivata con quattro persone a bordo. Era guidata da un turco e da un siriano. Ricordo che il siriano era robusto. Poi c’era anche un altro turco che aveva un tatuaggio sullo zigomo destra. Mi è sembrato un capo perché dava gli ordini agli altri. Poi c’erano due pakistani”.
All’improvviso il motore ha iniziato a fare fumo
Circa quattro ore prima dell’urto della barca è sceso nella stiva uno dei due pakistani e ci ha detto che dopo tre ore saremmo arrivati a destinazione. Lui si è ripresentato un’ora prima dello schianto dicendoci di prendere i bagagli e di prepararci a scendere che eravamo quasi arrivati. All’improvviso il motore ha iniziato a fare fumo, c’era tanto fumo e puzza di olio bruciato“.
La gente nella stiva cominciava a soffocare
Poi il racconto si fa sempre più drammatico. “La gente nella stiva iniziava a soffocare e a salire su. Ho fatto in tempo ad afferrare mio nipote e a salire in coperta. Dopo di che la barca si è spezzata e l’acqua ha iniziato a entrare. Quando sono salito senza più riscendere sotto c’erano circa 120 persone tra donne e bambini“.
Gli scafisti sono scappati su un gommone
Che cosa hanno fatto gli scafisti? “Ho visto che il siriano e due turchi hanno gonfiato un gommone e sono scappati”, risponde l’uomo. “Non ho visto cosa ha fatto il turco con il tatuaggio sullo zigomo perché ho pensato di mettere in salvo mio nipote”.