Il sogno di De Laurentiis per il Napoli è realtà: ecco quali sono state le intuizioni “geniali”

1 Feb 2023 18:07 - di Mario Campanella
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Quando questa estate Koulibaly, Ospina, Mertens e Insigne erano andati via anche chi scrive nutriva perplessità sulle potenzialità del Napoli e sulla volontà di Aurelio De Laurentiis di costruire una squadra competitiva. Altri, addirittura, esposero striscioni con la rotta autostradale per Bari,  laddove la famiglia possiede la squadra di casa. Nessuno poteva immaginare che il Napoli , dopo 20 partite, fosse la squadra più forte dei campionati europei, con 17 vittorie, un pareggio e una sola sconfitta, tredici punti in più della seconda, un girone di Champions vinto da gladiatori.

Il Napoli e De Laurentiis

Si avvia verso il terzo scudetto la città più passionale d’Italia nel gergo calcistico e non è un piccolo particolare. Gli altri due li ha vinti ingaggiando il più grande calciatore di tutti i tempi, a conferma di come sia difficile trionfare dalle latitudini meridionali. E cosi Aurelio, originario della più importante famiglia di produttori cinematografici italiani, carattere burbero, ha dimostrato di essere non solo un dirigente accorto e preparato ma anche il timoniere dell’unica azienda che funzioni in una metropoli costretta da decenni ad amministrazioni scolorite e sciape, eternamente divisa fra opportunità di sviluppo e realtà di stagnazione.

Luciano Spalletti, timoniere geniale

Dieci anni di De Magistris sindaco sono stati letali e il nuovo primo cittadino Manfredi arranca tra dilazioni di promesse di rilancio e un presente sempre grigio. Nel calcio verniciato da continui scandali e di spese folli, Don Aurelio ha dato lezioni da economista britannico. Ha speso dieci milioni per Kvarastkelia, uno sconosciuto georgiano rifiutato dalla Juventus, che oggi ne verrebbe almeno sette volte tanto. Diciotto per Kim, bersagliato da ironie inopportune, il coreano di stanza in Turchia, che compare tra i migliori difensori del continente. Soprattutto, ha celebrato un timoniere geniale quale Luciano Spalletti, come il migliore allenatore in circolazione e si è fidato di un direttore sportivo, Cristiano Giuntoli, che non sbaglia mai un colpo. E ha investito una fortuna per Victor Osimhen, scommettendo sulla sua prossima trasformazione in fuoriclasse.

Il Napoli e il calcio contro gli stereotipi

Il calcio a Partenope è religione di Stato e Maradona ne è il Dio assoluto. Una perifrasi della mai sopita voglia di revanche meridionale un una città aristocratica e ammaliante, che conquista titoli sui giornali stranieri per la sua bellezza ma è eternamente ingabbiata dagli stereotipi di una narrazione ferma ai vicoli, alla camorra e alla pizza. Nemmeno il comandante Lauro, che fu sindaco e padrone incontrastato di Napoli, riuscì a vincere il tricolore, nonostante la follia dei 105 milioni di lire spesi per Jeppson  70 anni orsono e poi gli arrivi di Sivori, Altafini e altri calciatori di livello.

I conti in ordine di De Laurentiis

De Laurentiis vince (senza scongiuri) tenendo i conti a posto, sapendo vendere quando è necessario i campioni, riducendo incredibilmente il monte ingaggi, rifiutando anche le sirene dei fondi arabi innamorati della sua creatura. Non si fa ricattare dalle bizze di procuratori famelici, non partecipa ad aste folli per acquistare un giocatore. Nel sogno immaginifico della città Stato, in procinto di insidiare finanche San Gennaro con le effigie di Diego, compare oggi la possibilità di varcare i confini europei e di andarsi a prendere la Champions. Certo sarebbe troppo ma solo pensarlo dà la cifra di un miracolo sportivo. Lo stesso che sì attende da anni per una capitale con un brand unico nel mondo ma gestita peggio di un condominio popolare. E chissà che il Napoli non trascini Napoli alla resurrezione attesa, l’ultima sfida da vincere.

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