Il suicidio della 17enne Alice, dopo 6 anni svolta nell’inchiesta: fu stuprata e filmata. Ci sono 4 indagati
È arrivata dopo quasi sei anni la svolta nelle indagini sul caso del suicidio di Alice Schembri, 17enne agrigentina che il 18 maggio 2017 si getto dalla Rupe Atenea, il punto più alto della città, dopo aver affidato ai social uno sfogo sul peso che portava per «un segreto» che non poteva «essere detto». Quel segreto, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato uno stupro di gruppo che la ragazza subì due anni prima, quando aveva 15 anni, e per il quale ora la Procura ha notificato quattro avvisi di conclusione delle indagini preliminari, l’atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. I quattro indagati, su due dei quali procede la procura minorile poiché non avevano ancora 18 anni all’epoca dei fatti, sono accusati di violenza sessuale di gruppo e produzione di materiale pedopornografico: lo stupro fu ripreso con i telefonini e poi fatto circolare.
Lo stupro ripreso con i telefonini
I resoconti dei filmati sono terribili: secondo quanto riferito, si sente Alice dire «non voglio», «non posso», «no, ti prego, mi sento male», «mi uccido». Due anni dopo Alice si è uccisa davvero, dopo aver scritto su Facebook che «quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando». E ancora: «Ho provato a conviverci e in alcuni momenti ci riuscivo così bene che me ne fregavo, ma dimenticarlo mai. Io non sono una persona che molla, una persona debole, io sono prepotente, voglio cadere sempre in piedi e voglio averla sempre vinta, ma questa volta non posso lottare perché non potrò averla vinta mai, come non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così».
Le indagini della Mobile di Agrigento e la battaglia dei genitori di Alice per avere verità sul suicidio
Allora, quando tutti erano all’oscuro di quello Alice aveva subito, il post non destò particolare allarme. Dopo la morte di Alice, però, i genitori hanno sporto denuncia per istigazione al suicidio. L’inchiesta, che seguì anche la pista delle sette sataniche, fu archiviata, ma comunque le indagini condotte dalla Squadra mobile di Agrigento sono andate avanti finché gli uomini diretti da Giovanni Minardi sono riusciti a raccogliere le voci sullo stupro e sul video, la cui conferma ha portato alla svolta di oggi. I genitori di Alice, che non hanno mai smesso di battersi per sapere cosa fosse successo davvero a loro figlia, l’hanno appresa dalla stampa, poiché per le parti offese non è prevista una comunicazione formale della conclusione indagini. Tramite il loro avvocato, Laura Grado, hanno chiesto il rispetto del loro silenzio.