Intervista a Rocca: «Nella mia giunta persone di robusta esperienza amministrativa e politica»
«Che ci fosse una grande accoglienza rispetto alla mia candidatura l’ho percepito fin da subito. Poi tutta la campagna elettorale è stata caratterizzata da forte partecipazione, intensità e voglia di cambiamento. Ma certo, il margine finale di vittoria non me l’aspettavo. Non con questi numeri». Francesco Rocca, a sette giorni dal voto, fa il punto della lunga cavalcata che in soli quaranta giorni lo ha portato alla guida della Regione Lazio. Con l’impegno di archiviare il fallimentare decennio targato Zingaretti. Testa e cuore. Pragmatismo e idee molto chiare sulle direttrici di marcia e sulla squadra con cui lavorare sodo.
Interviste, incontri, progetti, inviti. «Ho deciso di non spegnere mai il cellulare. Ma è dura», dice nella terza Giornata nazionale dedicata al personale sanitario. «È una giornata nata per dire grazie alle straordinarie donne e uomini che hanno letteralmente gettato il cuore oltre l’ostacolo durante la pandemia. Io lo so bene perché ho avuto l’onore di essere al loro fianco. Adesso», promette, «nella nuova veste istituzionale, mi impegno a difendere e ridare dignità a questo patrimonio prezioso di energie nella nostra Regione. Con un pensiero particolare a chi ha pagato il prezzo più alto. A chi ha perso la vita per gli altri».
Quali sono le priorità da affrontare per voltare pagina?
In cima alla mia agenda c’è, come ho detto più volte, la sanità da riformare alla base. Poi i trasporti e lo snellimento amministrativo e burocratico, una richiesta molto forte che arriva dalle imprese.
Che cosa porta con sé della sua esperienza politica giovanile a destra?
Soprattutto l’attenzione alla comunità. Il desiderio di porre attenzione a chi rimane indietro, agli ultimi. La condivisione di aspetti valoriali e identitari per migliorare la qualità della vita di chi ti è vicino. Comunità significa mettersi in gioco e non tirarsi indietro.
E lei intende metterci la faccia sulla sanità. In questi giorni ha detto che terrà la delega per sé. È cosi?
Penso di sì, è un’idea a cui sto lavorando. Certo, non per l’intero mandato. Vorrei dare subito un’impronta chiara nella direzione del riavvicinamento della sanità al territorio e del riequilibrio dei rapporti tra pubblico e privato. Con un’attenzione speciale alle liste d’attesa. Non avrò pace finché vedrò persone costrette in barella per giorni nei nostri Pronto Soccorso, attendendo i posti letto. Lavoreremo senza sosta per abbattere le liste d’attesa. C’è tanto da fare e tanto da “rimettere in riga”.
Riflettori puntati sulla giunta. Qualche nome? Che identikit avrà la sua squadra?
Posso dire che avrà un profilo solido, sarà una giunta di persone dalla robusta esperienza amministrativa e politica. E siccome i politici non sono tuttologi, a loro spetta il ruolo di leggere la sensibilità ed elaborare le direttive, ai tecnici quello trovare le soluzioni. Su questo terreno il dialogo con il governo sarà essenziale.
Incontrerà il premier Meloni nei prossimi giorni. Quando pensa di chiudere la partita?
Spero in una decina di giorni. Sì, mi vedrò con Giorgia Meloni appena sarà possibile. L’interlocuzione con il governo sarà cruciale per affrontare i problemi strutturali della Regione. In attesa del passaggio ufficiale di consegne ci sono state telefonate informali, di buon lavoro da parte di Zingaretti, D’Amato e del presidente facente funzioni Leodori.
In campagna elettorale ha più volte parlato del varo dell’assessorato alla Cultura…
Nell’ultima consiliatura, incredibilmente, non c’era. Intendo dare un segnale importante in questa direzione. Attraverso la cultura non solo si può lavorare per rafforzare un tessuto sociale attraverso la consapevolezza delle nostre tradizioni, identità e valori, ma allo stesso tempo, grazie all’immenso patrimonio di tesori a disposizione, si può investire sul turismo e valorizzare l’offerta culturale. Penso anche a un maggiore accesso e fruizione culturale per i giovani, mettendo a disposizione musei e siti alle scolaresche e ai giovani in generale.
Cosa pensa del record di astensionismo registrato alle elezioni e della disaffezione dei giovani alla politica?
È un problema grave e trasversale agli schieramenti. Nei miei tanti incontri elettorali ma anche in quelli dei miei competitor, purtroppo, ho visto pochi giovani. Un dato su cui riflettere, che rappresenta la grande sconfitta della politica. Dobbiamo lavorare per un recupero forte della credibilità della politica. Far capire ai ragazzi che il loro apporto è necessario ed è ascoltato. In queste settimane ho incontrato molti militanti di Gioventù nazionale, ma sono una minoranza. Dobbiamo impegnarci per recuperare l’attenzione dei giovani. Sarebbe bello vedere un ritorno della partecipazione giovanile sia a destra che a sinistra.