La Casa Bianca: «Biden non vede l’ora di dare il benvenuto a Giorgia Meloni a Washington»
Tutti i riflettori puntati sul viaggio di Giorgia Meloni a Kiev e sulla telefonata con il presidente statunitense Joe Biden. La cronaca dell’importante trasferta in Ucraina viene dettagliatamente fornita dall’Adnkronos. Alle 2 del mattino, l’1.57 per la precisione, il treno con la delegazione italiana diretta a Kiev supera il confine ed entra in territorio ucraino. Arrivata a Varsavia nel pomeriggio di ieri, il premier italiano ha incontrato il primo ministro Mateusz Morawiecki, poi il Presidente Andrzej Duda. Dunque, l’arrivo all’aeroporto di Rzeszôu, con la sosta obbligata di circa un’ora in attesa che l’Air Force One con a bordo l’inquilino della Casa Bianca si alzasse in volo. I due aerei sono stati a lungo “posteggiati” a circa un chilometro di distanza, ma tra i due presidenti non c’è stata possibilità di incontro.
La telefonata tra Giorgia Meloni e Joe Biden
L’agenda blindata di Biden non ha consentito cambi di programma in corsa, ma una telefonata tra i due puntella, o meglio ribadisce, il sostegno all’Ucraina. Anzi, la Casa Bianca rende noto che «il presidente Joe Biden non vede l’ora di dare il benvenuto» alla premier italiana Giorgia Meloni a Washington «quando le loro agende saranno allineate». Sulla telefonata tra i due leader, si precisa che «hanno discusso dello stretto coordinamento sul sostegno all’Ucraina, compresa l’assistenza di sicurezza, economica e umanitaria».
Il viaggio in treno del premier
Oltre alla tappa obbligata a Kiev da Volodymyr Zelensky, Meloni dovrebbe visitare Bucha e Irpin, per vedere da vicino il volto della guerra. Alla stazione ferroviaria di Przemysl il treno blu diretto in terra Ucraina attende a tarda notte la delegazione italiana. Il controllo dei passaporti è rapido, i cronisti salgono in carrozza 4, Meloni in quella di testa con la delegazione di governo di cui fa parte anche il sottosegretario alla presidenza, Giovanbattista Fazzolari. Fuori spira un vento gelido, nei vagoni un caldo caraibico. Il personale di bordo è gentile, quasi grato: viene distribuita acqua per tutti, nelle cuccette da 4 – stile Intercity – sono disposte lenzuola pulite e coperte. Rispetto al viaggio di giugno scorso, quando sul treno verso Kiev c’erano l’allora premier Mario Draghi ma anche il cancelliere tedesco Olaf Sholtz e il Presidente francese Emmanuel Macron, il dispiego di forze di sicurezza appare di gran lunga minore. Non lo sarà quando il treno arriverà a destinazione ad appena una manciata di giorni dal primo anniversario del conflitto, mentre si teme una nuova offensiva, un’escalation degli attacchi per “celebrare” il giorno in cui, in queste terre, ebbe inizio un nuovo inferno.