La lettera della preside di Firenze lo conferma: la Costituzione è sotto sequestro della sinistra
Tutti a parlare di Costituzione. Ma nessuno a cui venga voglia di dire che la stessa è tenuta ormai sotto sequestro da una parte politica – grosso modo l’opposizione – che ne ha fatto un totem a proprio uso e consumo. Anzi, l’ha resa un prezzemolino da spargere su ogni minestra, compresa quella canora di Sanremo. Dicono che sia antifascista, e lo è. L’hanno infatti scritta, a guerra terminata e a dittatura finita, gli esponenti dei partiti che il fascismo aveva bandito ed eliminato. Ciò tuttavia non le conferisce il significato preteso dai suoi sequestratori. Quello, cioè, di recinto oltre il quale diventa automaticamente fascista chi, ad esempio, decanta «il valore delle frontiere» o onora «il sangue degli avi» oppure, infine, erige «muri».
Gli ex e neo-comunisti pretendono di decidere chi è il fascista
I virgolettati provengono dalla lettera agli studenti scritta dalla preside Annalisa Savino a commento dei tafferugli scoppiati all’esterno del liceo Michelangiolo di Firenze. La dirigente scolastica rientra a buon titolo tra i sequestratori della Costituzione antifascista. Come costoro è infatti convinta che tocchi (anche) a lei decidere chi è fascista e chi no, chi può manifestare e chi no, chi può fare volantinaggio e chi no e quindi, in definitiva, quali idee possano circolare e quali no. E questo perché confonde il divieto di ricostituzione del disciolto partito fascista con la messa al bando di qualsiasi idea o tesi o soluzione risulti diversa da quelle da lei professata.
In principio fu la suggestione della Costituzione tradita
È una storia vecchia. Come ricordava ieri il Foglio, pur di tingere di nero la Dc, la sinistra comunista non esitò a fare della suggestione della “Costituzione tradita” il sottofondo della Prima repubblica. Nella Seconda, invece, la trasformò in precario argine contro l’ondata berlusconiana. Fino a ridurla – e siamo all’oggi – a manuale di sopravvivenza ad uso di minoranze refrattarie ai responsi elettorali. Ma con risultati opposti a quelli assicurati ai suoi degustatori dal famoso caffè della pubblicità di Nino Manfredi. La Costituzione antifascista, infatti, più i suoi sequestratori la tirano su, più lei li manda giù.