La Schlein sa bene come continuare a perdere: “Le priorità del Pd? Legge Zan e Ius Soli…”
Lo sapeva, non è sorpresa. La sconfitta alla Regionali non trova impreparata Elly Schlein, in questi giorni impegnata nel braccio di ferro con Bonaccini per la segreteria del Pd. “È andata male, sapevamo tutti che le condizioni di partenza erano difficilissime. Ma non è colpa dei candidati alla presidenza del Lazio e della Lombardia, che vanno solo ringraziati”, dice in una intervista a Repubblica, nella quale spiega da dove bisognerebbe ripartire. Lavoro, pensioni, bollette, energia? No, legge Zan sui matrimoni gay e Ius soli sulla cittadinanza agli immigrati. Le ricette che finora, insieme ai messaggi surreali di Sanremo, di Fedez, di Fazio, alle “adozioni” di terroristi come Cospito e alla retorica dell’antifascismo, hanno determinato le sconfitte della sinistra e del Pd in particolare.
Schlein e la sinistra da “recuperare” nell’interesse del Pd
“La colpa delle nostre sconfitte? Di chi per anni ha inseguito il centro, senza accorgersi che si stava perdendo la sinistra, un intero blocco sociale che ha preferito astenersi anziché votare Pd. Penso che mai come adesso serva una svolta netta: per rinascere, per risalire bisogna avere più coraggio. Non è tempo di un fotoritocco, di ordinaria amministrazione. Se ci rifugiamo nell’usato sicuro non andremo da nessuna parte. Il Pd deve cambiare tutto ed essere un partito di sinistra che rappresenta chi non ce la fa. Sono rientrata per questo”, dice, ricordando di aver preso la tessera del Pd solo qualche settimana fa.
Ovviamente, sulla sconfitta, c’è l’alibi dell’astensionismo, che altri, ma non lei, hanno preso a scusante: “E’ quello che fa più male e quando ci guarderemo dentro credo si confermerà quanto già visto a settembre: sono le fasce impoverite a disertare le urne, quelle che non si sentono più rappresentate. Per questo abbiamo bisogno di risvegliare la partecipazione, di una grande mobilitazione collettiva”.
Ripartire dai programmi, la Zan e lo Ius Soli
Il giudizio sulla destra non è tenero, ovviamente. “Sono capaci di stare insieme nonostante le loro crepe profonde. La destra è arrivata al governo, fa la destra — la guerra alle Ong, i favori agli evasori e alle corporazioni, l’isolamento in Europa — poi vince le elezioni. Noi dobbiamo fare la sinistra, non si può essere tutto e il contrario di tutto, sennò non si rappresenta più nessuno. Per sconfiggerli bisogna parlare a quella fascia di elettori che non va più neppure a votare perché non trova ascolto. E sa che non sarà certo la destra di Meloni a emanciparla dai bisogni, come si è visto nei primi 100 giorni di governo». Quindi? “Serve una cesura decisa rispetto al passato. C’è ad esempio chi pensa che il Pd sia ancora quello del Jobs Act. Bisogna dire basta: noi ci batteremo per limitare i contratti a termine. Per non rifinanziare la guardia costiera libica. E per approvare Ius soli e legge Zan. Altrimenti si fa fatica a ricostruire credibilità, soprattutto fra i giovani e le donne che sono rimasti schiacciati nel partito, non solo nella società