Lazio, lo “scoop” del Domani: «Rocca ha comprato casa». D’Amato ci si avventa e finisce svergognato
Nel mondo alla rovescia della sinistra, comprare casa è un delitto politico, essere condannati in primo grado con l’accusa di aver distratto quasi 300mila euro di fondi pubblici una inezia, un dettaglio di cui non si deve assolutamente tener conto in campagna elettorale. Lo spunto per quest’ultima, incredibile rivelazione sul senso della sinistra per le cose è stato un non-scoop del Domani. Il giornale di De Benedetti ha scoperto che Francesco Rocca ha comprato casa. Nello specifico la casa di un ente di cui era regolarmente già inquilino, comprata secondo le regole dettate da quello stesso ente e i prezzi fissati da una società terza per tutti gli inquilini, non certo solo per lui. Ma per la sinistra politica e giornalistica, poiché lui da un mesetto è candidato alla presidenza della Regione Lazio, il fatto che abbia comprato quella casa in cui viveva da oltre tre anni diventa uno scandalo politico.
Tutti scandalizzati perché Rocca ha comprato casa
Il M5S, Giuseppe Conte in testa, hanno sollevato una cagnara, parlando di «privilegi», «scandalo» e rispolverando la cara vecchia «casta»; Angelo Bonelli ha presentato una interpellanza urgente; Carlo Calenda ha chiesto contezza. Il Pd, a dire la verità, finora tace, forse memore di certi affitti a piazza Navona a 360 euro che suggeriscono di non sindacare sulle case altrui. In compenso, il suo candidato, Alessio D’Amato, ha ritenuto di avventarsi sul presunto scandalo della casa di Rocca, intimando chiarezza: «Basta privilegi, basta silenzi, serve massima trasparenza», ha tuonato. E Rocca lo ha accontentato.
Rocca: «Sinistra imbarazzante, pensa alla mia casa invece che alla condanna di D’Amato…»
«La sinistra è imbarazzante. Anziché pensare alla pesante condanna a Alessio D’Amato che ammonta a circa 300mila euro per distrazione di fondi della Regione Lazio (cosa che avrebbe dovuto fare escludere a monte la sua candidatura), pensa alla mia casa comprata regolarmente e senza alcun favoritismo. E gli sponsor di D’Amato gli vanno pure appresso con accuse infamanti e prive di fondamento. Evidentemente, per la sinistra accettare in modo sereno la prossima sconfitta elettorale è proprio impossibile», ha commentato Rocca in una nota.
«Non ci sarebbe nulla da chiarire se non fosse che gli elettori meritano chiarezza»
«Non ci sarebbe nulla da chiarire se non fosse che gli elettori meritano chiarezza», ha proseguito il candidato del centrodestra alla Regione Lazio, spiegando che «nel 2019 gli elenchi degli immobili in affitto dell’Enpaia erano regolarmente sul sito e nel febbraio di quell’anno ho inoltrato regolare domanda via mail». L’affitto di quell’appartamento in zona Camilluccia poi si è concretizzato a un canone mensile complessivo di 2.400 euro al mese, «non proprio una cifra a saldo e a canone di mercato» (la casa è di 190 mq). «Dopo oltre tre anni – ha spiegato ancora Rocca – l’ente ha deciso di valorizzare parte del suo patrimonio immobiliare, alienando molte unità abitative, tra cui casa mia. Per cui ho deciso di procedere all’acquisto, insieme ad altre decine di affittuari».
Un meccanismo uguale per tutti gli inquilini
«La policy dell’ente prevedeva una scontistica commisurata agli anni di locazione e comunque non superiore al 30% rispetto al prezzo fissato da una società terza per coloro i quali erano affittuari da più di 36 mesi e risultavano in regola con il canone. Regole e prezzo di vendita sono state stabilite da Enpaia e valgono per tutti gli immobili di proprietà dell’ente», ha spiegato ancora Rocca, che pur con questo meccanismo ha comunque speso la ragguardevole cifra di 570mila euro. «La delibera di alienazione è del 2020, quindi successiva alla stipula del contratto di locazione. Tutto secondo le regole, insomma. Come me – ha quindi chiarito – hanno comprato infatti casa centinaia di altri cittadini che, naturalmente, non fanno notizia perché non sono candidati per il centrodestra alla Presidenza della Regione Lazio».
La stoccata a Conte e Calenda
«Quanto alla mia abitazione, la zona mi piace ed è sicuramente bella, ma il mio appartamento non è certamente l’Hotel Plaza», ha spiegato ancora Rocca, rivelando anche che «lo stabile necessita di un’importante opera di manutenzione e ristrutturazione e su nove appartamenti totali quattro sono ancora sfitti». «Evidentemente non tutti li considerano un affare o un privilegio», ha chiosato, rivolgendosi a «Conte, l’uomo degli hotel da mille euro a notte» e a Calenda, che se vuole «può trasferirsi dai Parioli al mio quartiere».
Il mondo alla rovescia di D’Amato: «La mia condanna? Non è un tema di campagna elettorale»
È evidente, però, che quello che ne è uscito peggio di tutti è D’Amato, il quale invece di incassare il colpo ha voluto replicare. Facendo peggio che mai: «La mia condanna? È un primo grado, ci sarà un appello. Parliamo di un qualcosa che riguarda la giustizia contabile e non è un tema di campagna elettorale. C’è invece un tema serio di opportunità che è venuto fuori». Insomma, nel mondo della sinistra una condanna della Corte dei conti – benché in primo grado – non è tema da campagna elettorale, il regolare acquisto di una casa sì. E non pare, a questo punto, che sia altro da aggiungere.