Le travagliate del Fatto: dalle cene alle vignette eleganti di Mannelli. Stavolta contro Italo Bocchino
Travaglio e tutta la comitiva del Fatto bisogna capirli. Hanno inanellato in pochi giorni una serie di colpi da Ko. Prima, dalle urne si è capito che Giuseppe Conte non avrebbe risuscitato il M5S. Poi, in Lombardia, e in particolare nelle zone dove il Covid ha imperversato, gli elettori hanno premiato quel Fontana che il Fatto aveva tentato di mostrificare durante la pandemia. Quindi, è arrivata l’assoluzione di Berlusconi al processo Ruby ter. Ce n’è di che stendere anche i più coriacei. Così, proprio come una comitiva in gita scolastica che si mette a fare una gara di rutti (o di peti), arriva la vignetta odierna di Mannelli sul quotidiano di Travaglio. C’è il disegno di Italo Bocchino e la scritta “la conclusione perfetta per le cene eleganti, un bocchino cosa vuoi di più dalla vita?“.
Dice: ma perché per attaccare B. se la prendono con Italo Bocchino che all’epoca di Ruby non votò con coloro che la definirono nipote di Mubarak? Impossibile che al Fatto si siano distratti. E allora forse il motivo è da ricercare nelle frequenti comparsate televisive di Bocchino nel salotto di Lilli Gruber laddove Travaglio e Scanzi sono di casa e preparano tutte le sere i cocktail di tendenza. Ora contro Draghi, ora contro Meloni. Gli intrusi non sono graditi. Italo Bocchino si è messo di mezzo, e la cosa ha provocato qualche pruriginoso risentimento. L’ultima volta che è andato dalla Gruber, Bocchino ha accusato la sinistra di avere compiuto quella “mutazione” di cui parla Ricolfi nel suo ultimo saggio.
La difesa della libertà di espressione non è più roba per loro, che preferiscono imporre la neolingua politicamente corretta. Al Fatto devono averlo preso così sul serio che Mannelli si è sentito libero di elargire oscenità. Bravi. Basta con questa faccenda che il politicamente scorretto è solo di destra, roba da Pio e Amedeo, roba per l’elettorato trash che segue la Meloni urlante (il copyright delle vignette in tal senso è sempre del nostro Mannelli). Il politicamente scorretto è di tutti, e anche il cattivo gusto (purché non si parli dei capelli di Scanzi). E poi, non c’era bisogno di scomodare le cene eleganti con tutto il repertorio a luci rosse squadernato da Sanremo. Magari Mannelli, eccitato dalle performance di Rosa Chemical, ha voluto tornare ai tempi in cui se la prendeva con le cosce della Boschi. Cosa non si fa, del resto, per placare un po’ la gastrite di Travaglio. Gli auguriamo successo, almeno in questo minimale obiettivo.