Mattarella sui fatti di Firenze parla come FdI: contro la violenza servono comportamenti positivi
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella oggi è intervenuto con il suo consueto stile apprezzabile a richiamare tutti alla civiltà in risposta a ogni forma di violenza. Soprattutto, il nostro Capo dello Stato ha sottolineato che spetta alla magistratura colpire chi si rende responsabile di reati e, indirettamente, che spetta alla politica attuare comportamenti virtuosi. Il presidente del nostro gruppo alla Camera, Tommaso Foti, era intervenuto dopo i fatti di Firenze esprimendo un concetto analogo. Lo stesso avevano fatto Lucio Malan, nostro capogruppo al Senato, ed esponenti del Governo. E ognuno di noi ha fatto altrettanto, richiamando le forze politiche a non generare divisioni alimentando tensioni di cui i nostri giovani non hanno bisogno.
Purtroppo, però, la sinistra si è buttata su una lettera di un dirigente scolastico fiorentino elevandola a cifra di pericoli che non c’entrano veramente nulla con la realtà della nostra nazione. Non parlerò più di quella missiva. Piuttosto, citerò Gianni Alemanno, che negli anni Settanta e Ottanta visse da vicino la crudeltà di un clima politico che non deve più trovare ospitalità. Alemanno ha detto ai ragazzi, in una lettera aperta, che l’unica strada maestra per vivere la passione dell’impegno politico è la tolleranza, il rispetto, la non violenza. Ad esempio, il rispetto verso la memoria di Paolo Di Nella, ancora oggi vittima di gesti esecrabili. Ma anche il rispetto verso altri ragazzi di sinistra uccisi brutalmente in quegli anni.
Non abbiamo davvero bisogno di nuovi eroi o eroine che ci ricordino il significato della civiltà. Come ha detto Mattarella sono valori che abbiamo nel nostro DNA. Abbiamo, invece, necessità di un nuovo modo di pensare che separi il diritto di critica, di protesta dalle esacerbazioni fuori confine. Il recinto di Fratelli d’Italia è quello della democrazia e della Costituzione. Che ha retto una Repubblica in cui i partiti hanno difeso sempre la libertà. I nostri nemici sono il terrorismo, le mafie, le illegalità. Diventino nemici comuni nella logica del dialogo. E lasciamo agli stolti i rimpianti per guerre tra fazioni che noi non vogliamo accadano mai più.
*vicecapogruppo di FdI alla Camera