“Nessuno degli scafisti ha chiamato i soccorsi sebbene lo avessimo chiesto”: le testimonianze dei superstiti
Verbali choc. I racconti dei migranti superstiti alla tragedia sulle coste calabresi contengono particolari agghiaccianti. “Durante la navigazione gli scafisti ci toglievano il segnale del cellulare”, raccontano. “Ci volevano fare sbarcare nella notte per eludere i controlli”. “Nessuno degli scafisti ha chiamato i soccorsi sebbene lo avessimo chiesto”. Si addensqano le testimonianze su quella traversata maledetta.
Verbali choc dei superstiti: “Gli scafisti ci toglievano il segnale dei cellulari”
“Gli accordi erano che ci avrebbero fatto sbarcare in sicurezza sulla terraferma in Italia; e per tale necessità avrebbero atteso il giorno 26 febbraio: in quanto essendo domenica e le previsioni erano di mare mosso, sarebbe stato improbabile incontrare controlli di motovedette italiane”. E’ il racconto di un altro superstite del naufragio di domenica, come si legge nei verbali visionati dall’Adnkronos. “Voglio sottolineare che quando l’imbarcazione è stata fermata noi migranti ci siamo lamentati con loro perché impauriti dalle condizioni del mare volevamo che venissero già chiamati i soccorsi. Ma gli stessi 4 componenti dell’equipaggio, per tranquillizzarci ci hanno inizialmente mostrato l’ipad raffigurante la rotta: e la distanza dalla nostra posizione fino alla terraferma. Specificandoci che volevano fare trascorrere quelle ore per poterci sbarcare nel cuore della notte. Per eludere i controlli di polizia” – dice ancora il sopravvissuto -.
I superstiti: “Nessuno degli scafisti ha chiamato i soccorsi”
“A questo punto ricordo di avere visionato il mio telefono ed erano le 21 del 25 febbraio. Ho anche compreso che quando i 4 parlavano tra loro avevano anche intenzione di volere riportare l’imbarcazione in Turchia. Abbiamo ripreso la navigazione e dopo circa 7 ore siamo arrivati vicino la costa. Neanche in questa occasione nessuno, sebbene glielo avessimo richiesto ha chiamato i soccorsi”. “La barca ha urtato contro qualcosa e ha iniziato a imbarcare acqua ed inclinarsi su un fianco. Ho visto che tre dei membri dell’equipaggio hanno buttato in mare un tender e sono saliti allontanandosi. Mentre ho perso di vista i due pakistani, perché per salvarmi mi sono subito tuffato in mare aggrappandomi ad un salvagente”. Inizia così il racconto di un altro superstite del naufragio di domenica a Crotone.
“Mi ha preso in braccio un poliziotto”
Sentito a verbale dalla Polizia giudiziaria ha spiegato: “Nel momento in cui mi sono tuffato ci trovavamo a circa 200 metri dalla riva. Arrivato quasi a riva, ormai privo di forza, mi sono sentito prendere il braccio da un poliziotto che mi ha soccorso e portato in salvo sulla spiaggia. Una volta a terra il mio amico Yosuf mi ha riferito di avere visto due degli scafisti scappare verso il bosco”. Un altro superstite racconta che durante la navigazione “gli scafisti disponevano di un telefono satellitare ad apparecchio che sembrava tipo Jammer per inibire le onde radio telefoniche. Era attivo perché nessuno dei cellulati di noi imbarcati aveva segnale telefonico”.