Omicidio Attanasio, fissata l’udienza preliminare. Falsificata la lista dei partecipanti alla missione
Si terrà il 25 maggio prossimo a Roma l’udienza preliminare che vede imputati Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, due dipendenti del Programma alimentare mondiale, agenzia dell’Onu, indagati per la vicenda legata alla morte dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi in Congo il 22 febbraio 2021 nel corso di un agguato teso da una banda di sequestratori locali.
Ai due dipendenti del Pam, il procuratore Francesco Lo Voi e l’aggiunto Sergio Colaiocco, contestano il reato di omicidio colposo perché Leone e Rwagaza organizzarono la missione dell’ambasciatore nel nord del Paese africano durante la quale i due italiani furono uccisi mentre si trovavano in viaggio, senza un’adeguata scorta, per conto del Pam in una zona particolarmente pericolosa del Congo. Mansour Luguru Rwagaza era il responsabile della sicurezza del convoglio a bordo del quale si trovava Luca Attanasio.
Nel decreto di fissazione dell’udienza preliminare sono state individuate come parti offese i familiari di Attanasio e di Iacovacci e la presidenza del Consiglio.
“Ci fa piacere, finalmente comincia a vedersi un po’ di luce”, dice, all’Adnkronos, Salvatore Attanasio, padre dell’ambasciatore Luca, dopo che il Tribunale di Roma ha fissato per il 25 maggio l’udienza preliminare del processo. Una notizia arrivata alla vigilia del secondo anniversario dell’agguato avvenuto nella Repubblica democratica del Congo, in cui furono uccisi il diplomatico italiano, il carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo.
“Dobbiamo ancora capire cosa sia accaduto due anni fa e speriamo che, una volta iniziato il processo, si riuscirà ad avere qualche chiarimento in più: qualcuno deve spiegare perché non è stata data la dovuta scorta all’ambasciatore. Anzi, mi pare che dagli atti emerga che sia stato falsificato qualche documento e comunque è stato messo il nome dell’ambasciatore“, dice Salvatore Attanasio, che non ha mai creduto all’ipotesi del sequestro finito male e da due anni si batte perché si faccia luce sull’omicidio del figlio.
“I dubbi che c’erano due anni fa, ci sono ancora“, osserva il padre di Luca Attanasio, nell’attesa di nuovi sviluppi. “C’è un’indagine ancora aperta“, ricorda il padre dell’ambasciatore ucciso, riferendosi al “filone aperto dalla nostra Procura, relativo all’ultima missione dei Ros in Congo nel luglio 2022, quando i carabinieri hanno raccolto altri elementi, che sono ancora al vaglio della magistratura”. Atti che, a indagine in corso, non sono ancora nelle mani degli avvocati della famiglia Attanasio.
In Congo c’è, poi, il processo in corso che vede alla sbarra sei persone imputate per l’agguato mortale e la famiglia Attanasio costituita parte civile. “L’ultima udienza è il primo marzo, poi ci sarà il verdetto. I nostri avvocati esamineranno gli atti e credo che la stessa cosa farà la Procura“, dice papà Salvatore.
Passi avanti nell’iter giudiziario che non leniscono il dolore dei genitori del diplomatico ucciso: “Abbiamo perso un figlio. Conforto non ce n’è e non ci sarà mai. Si spera solo di arrivare a un briciolo di verità, soprattutto per le nostre nipoti, che purtroppo vivranno una vita senza il papà“.
Domani, per il secondo anniversario dall’omicidio, i genitori di Luca Attanasio ricorderanno il figlio nella loro Limbiate. La commemorazione, organizzata dal Comune in provincia di Monza e Brianza, inizierà alla mattina alle 9.15 con un incontro per le scuole. A seguire la marcia ‘Per non dimenticare’ fino a ‘Villa Attanasio‘, di cui verrà scoperta la targa. Nel pomeriggio un momento di raccoglimento e preghiera, prima della Santa Messa, celebrata alla sera dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini.