Omicidio Ciatti, il latitante Bissoultanov condannato a 23 anni. Parla il padre di Niccolò

7 Feb 2023 20:37 - di Sara Gentile
Omicidio Ciatti

Arriva la sentenza per l’omicidio Ciatti. Condanna a 23 anni per Rassoul Bissoultanov, il ceceno latitante, già condannato in Spagna in appello a 15 anni, per aver pestato e ucciso il 22enne di Scandicci Niccolò Ciatti nella notte tra l’11 e il 12 agosto 2017 fuori ad una discoteca di Lloret de Mar in Spagna. È la sentenza emessa dai giudici della Corte di Assise di Roma dopo circa tre ore di camera di consiglio nell’aula bunker di Rebibbia. Per il ceceno sono state escluse le aggravanti.

Omicidio Ciatti, la richiesta del pm: ergastolo

«Uccidere ha un significato ampio, può succedere in un incidente in auto o sul lavoro, Niccolò invece è stato ammazzato, assassinato, gli è stata tolta la vita in maniera crudele», ha detto oggi in aula il pm Erminio Amelio nella sua requisitoria, chiedendo per il ceceno la condanna all’ergastolo per omicidio volontario. Amelio ha ricordato le fasi della tremenda aggressione: «Niccolò viene tenuto da un amico di Bissoultanov e riceve i pugni dal ceceno, quindi cade a terra e viene colpito dall’imputato con un calcio micidiale alla tempia, sferrato con tecniche di combattimento». Bissoultanov era un atleta di Mma e non aveva potuto partecipare ai campionati nazionali in Francia per problemi di cittadinanza. «Anche i giudici spagnoli nella loro sentenza hanno detto che quel calcio è stato dato con l’intento di uccidere» ha affermato il pm chiedendo di condannare il ceceno per omicidio volontario.

Amelio ha sottolineato come il video dell’aggressione ripreso dalle telecamere di sorveglianza della discoteca sia «eloquente e confermi pienamente le testimonianze». Un filmato che «da solo sarebbe sufficiente per poter celebrare il processo e che dimostra come l’imputato abbia colpito Niccolò con cieca violenza». Il 22enne di Scandicci «non ha insultato né colpito nessuno, non era ubriaco né sotto effetto di droghe» ha aggiunto il pm. «L’ergastolo è l’unica condanna possibile per Bissoultanov» ha concluso.

Il dolore del padre

«E stata riconosciuta una pena di 23 anni che sicuramente non è l’ergastolo che pensavamo potesse arrivare per questo assassino, ma è sicuramente una pena più significativa dei 15 anni dati in Spagna. Credo che la Corte abbia riconosciuto delle attenuanti che sinceramente comprendo poco». Così Luigi Ciatti, dopo la sentenza. «Quello che Bissoultanov ha fatto nei confronti di Niccolò credo sia di una crudeltà unica. Con quel calcio lo ha volutamente colpito per uccidere. Questo è il nostro pensiero fin dal primo giorno, da quando abbiamo visto quel video e dobbiamo continuare a cercare di fare quello che è giusto, cioè dare giustizia a Niccolò – ha aggiunto – Valuteremo se presentare un ulteriore ricorso anche qui in Italia come stiamo facendo in Spagna». «Tanto la nostra non e mai soddisfazione né contentezza. Il vero condannato, innocente, è stato in primo luogo mio figlio e di conseguenza noi che sopravviviamo a lui con quella amarezza che può avere solo un genitore che perde un figlio», ha concluso.

Dall’arresto alla latitanza

Bissoultanov venne arrestato il 12 agosto 2017 in Spagna e poi dopo tre anni e dieci mesi venne rimesso in libertà. Dopo essere stato scarcerato il ceceno lasciò Girona e venne in seguito arrestato in Germania su mandato di cattura internazionale e poi estradato in Italia. Nel 21 dicembre 2021 però la Corte d’Assise di Roma lo ha rimesso in libertà, con un provvedimento poi annullato dalla Cassazione. Tornato in Spagna, la scorsa estate, dopo la condanna a 15 anni in Spagna, confermata anche in appello, Bissoultanov ha fatto perdere le sue tracce ed è ancora latitante.

 

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