Omicidio Mollicone, depositate le motivazioni della sentenza. Ecco cosa scrivono i giudici

6 Feb 2023 17:11 - di Mia Fenice
Omicidio Mollicone

«Gli esiti dibattimentali non offrono indizi gravi, precisi e concordanti sulla base dei quali possa ritenersi provata, oltre ogni ragionevole dubbio la commissione in concorso da parte degli imputati della condotta omicidiaria contestata». Così i giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Cassino nelle motivazioni della sentenza del processo per l’omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001, con cui il 15 luglio 2022 hanno assolto tutti gli imputati: la famiglia Mottola e i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.

Omicidio di Serena Mollicone, le motivazioni della sentenza

«Come già ampiamente esaminato, numerosi elementi indiziari, costituenti dei tasselli fondamentali dell’impianto accusatorio del pm, non sono risultati sorretti da un sufficiente e convincente compendio probatorio», si legge nelle motivazioni di 236 pagine. ”Non sono stati” provati molti degli «asseriti depistaggi che secondo l’accusa il maresciallo Mottola avrebbe compiuto in sede di prime indagini», scrivono i giudici.

Omicidio Mollicone, sull’istruttoria dibattimentale

Dalla stessa istruttoria dibattimentale «sono emerse delle prove che si pongono in termini contrastanti rispetto alla ricostruzione dei fatti da parte della pubblica accusa». «Ci si riferisce in primo luogo – si legge nelle motivazioni – agli ordini di servizio della stazione di Arce» dei quali «non solo non è stata provata la falsità ma sono emersi numerosi elementi probatori di segno contrario, che inducono a ritenere, sulla base delle risultanze e valutazioni già svolte, che i citati servizi esterni siano stati effettuati dai militari interessati».

A fronte delle carenze probatorie «nei confronti dei singoli imputati, si deve evidenziare come dall’istruttoria dibattimentale siano emersi consistenti e gravi elementi indiziari dai quali si deve necessariamente desumere l’implicazione nella commissione del delitto in esame di soggetti terzi, che sono rimasti ignoti».

«Le impronte non appartengono agli imputati»

E poi ancora. Le ”impronte dattiloscopiche” rinvenute «all’interno dei nastri adesivi che legavano le mani e le gambe di Serena» sono «ritenute utili per l’identificazione» e «non appartengono agli imputati». «Su un’impronta» in particolare, scrivono i giudici, «risulta inoltre essere stato rinvenuto un profilo genetico misto con contribuente maschile, di cui è stata esclusa la paternità degli imputati».

«Ulteriormente, si deve rilevare il rinvenimento sui pantaloni e sugli scarponcini di Serena di tracce di Lantanio e Cerio, riconducibili a una polvere a base di ossidi di cerio, utilizzata come polish, con cui la stessa dovrebbe essere venuta in contatto quando era già in posizione supina, così assumendo una connotazione indiziaria particolarmente rilevante nella ricostruzione della dinamica delittuosa», si legge nelle motivazioni.

«Il polish è un prodotto che viene impiegato dell’edilizia»

«Vale la pena osservare – scrivono ancora i giudici – come secondo la consulenza merceologica effettuata il polish è un prodotto che viene in specie impiegato nell’ambito dell’edilizia per la lucidatura di marmi, vetri e specchi posti in opera e nelle carrozzerie per l’eliminazione di graffi da parabrezza e fari. Contesti rispetto ai quali non è stato provato alcun collegamento con gli imputati».

Il caso della morte di Serena Mollicone

Il caso della morte di Serena Mollicone si trascina avanti da più di vent’anni. La giovane scompare da Arce, in provincia di Frosinone il 1 giugno del 2001. Ha 18 anni ed è una studentessa del liceo socio pedagogico di Sora. Il suo corpo viene ritrovato domenica 3 giugno 2001 a Fonte Cupa, in un bosco situato nel comune di Fontana Liri.

 

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