Per Cacciari la sinistra è in coma profondo: «Sconfitta dalla globalizzazione e senza idee»
La sinistra? «L’ha rovinata la guerra». Parola di Massimo Cacciari, uno che la conosce bene. Proprio così, a detta del filosofo, al nostro Pd (soprattutto) ben s’attaglia il celebre tormentone scelto da Ettore Petrolini per il suo Gastone. Ricordate? «A me m’ha rovinato la guerra, se non c’era la guerra a quest’ora sarei a Londra». Al contrario, i guai della sinistra italiana cominciano proprio quando si trasferisce armi e bagagli nell’anglosfera, intendendo con questo termine l’Occidente globalizzato. Cacciari non ha dubbi in proposito: come alla fine della Prima guerra mondiale la sinistra si illuse di rimediare al crollo, ancorando la propria strategia alla Rivoluzione dei Soviet del 1917, così alla fine della Guerra fredda si è rimpannucciata nella falsa rappresentazione da “fine della storia“, rinunciando al conflitto sociale e quindi all’essenza stessa della lotta politica.
Così Cacciari sulla Stampa
«La sinistra europea – argomenta il filosofo sulla Stampa – ha subito e basta il salto d’epoca. Invece di trovare in essa le proprie ragioni di essere, vi ha trovato la ragione per scomparire». Difficile dissentire. La sinistra attuale, e non solo in Italia, è una sorta di nebulosa che si è consegnata all’egemonia del capitalismo finanziarizzato. La caratterizza una supina acquiescenza alle magnifiche sorti e progressive della modernità. Anche su questo specifico aspetto l’analisi di Cacciari è tanto spietata quanto fondata. «Si è pensato – scrive – che i processi di globalizzazione non solo non avessero in sé tutti i germi per future possibili guerre, ma anzi ne costituissero il più sicuro antidoto. E perciò andassero seguiti obbedientemente».
«Non bastano i “diritti umani“»
E così la sinistra si è sfigurata. Niente che rievocasse l’antica contrapposizione tipica del conflitto di classe la caratterizza più. «Le è rimasta l’invocazione a “diritti umani“ – prosegue Cacciari -, alla quale non fa riscontro alcun concreto sforzo per renderli positivi». Insomma, niente di più che un «vago giusnaturalismo». Il pericolo è dietro l’angolo. Il filosofo lo intravede nella «inesorabile» riduzione «a una parvenza di nobile Partito d’Azione». È quel che in realtà sta già accadendo. Basta seguire il dibattito congressuale del Pd per rendersene conto: da una parte il partito degli amministratori di Bonaccini, dall’altro il movimentismo fine a se stesso di Elly Schlein. Cacciari neppure li cita. Ma è probabile che pensi proprio a loro quando ne conclude che «è dubitabile che una sinistra possa risorgere dalle ceneri dell’attuale».